Progettazione

Sull'acropoli artificiale di Atene il "Partenone" contemporaneo di Renzo Piano

di Mariagrazia Barletta

Un'acropoli contemporanea sorge alle porte di Atene su una collina artificiale dal triplice ruolo: funziona da tetto verde per gli edifici sottostanti, ospita un immenso parco pubblico panoramico e infine permette di ricostruire la relazione perduta con il mare dell'antico porto del Falero. È stato inaugurato con una festa pubblica di quattro giorni il centro culturale Stavros Niarchos, progettato dall'architetto e senatore a vita Renzo Piano e realizzato dalla italiana Salini Impregilo. Si tratta di un immenso centro polifunzionale che in un unico edificio comprende l'Opera nazionale greca con il teatro principale da 1400 posti e una sala più piccola per performance di tipo sperimentale e poi la biblioteca nazionale con i suoi numeri record: 24mila metri quadri di nuove superfici e 750mila volumi. Il tutto inserito in un parco pubblico di 170mila metri quadri con 1.500 alberi e 200mila arbusti giunti da tutta Europa.

L'opera faraonica, costata 596 milioni di euro, è stata finanziata dalla Fondazione Stavros Niarchos, tra le più grandi organizzazioni filantropiche al mondo, fondata dall'omonimo magnate e armatore greco rivale del celebre Onassis, scomparso nel 1996.
Il centro polifunzionale sorge a Kallithea su un'area di 23 ettari precedentemente occupata da un ippodromo. Era un sito pianeggiante a circa 4 chilometri e mezzo dal centro di Atene. Dunque un'area periferica molto vicina al mare, ma con il quale aveva perso ogni riferimento visivo. Così l'idea dello studio Piano: rialzare il terreno per incunearvi i nuovi edifici, creando una collina artificiale dalla quale poter godere della vista del mare verso ovest e dell'acropoli di Atene sul lato opposto. In cima si erge una sorta di tempio high tech: una copertura piana dalla tecnologia inedita, sostenuta da esili colonne e che offre riparo all'ultimo livello della biblioteca, dove una sala lettura di 900 metri quadri, contornata da vetrate, offre una vista mozzafiato sul panorama circostante.

Il "Partenone avveniristico" di Piano in cima alla collina artificiale ricorda per forma l'ampliamento dell'Art Institute di Chicago, anch'esso opera del Renzo Piano Building Workshop, ma è inedito per le nuove invenzioni tecnologiche che racchiude. La copertura di 10mila metri quadri, battezzata «energy canopy» è una struttura molto complessa per dimensioni e statica. È composta da solette di ferrocemento molto sottili collegate da elementi di acciaio leggeri, pesa 3.500 tonnellate ed è sostenuta da 30 colonne di acciaio del diametro massimo di 30 centimetri. L'installazione di una serie di ammortizzatori permette alla struttura di muoversi seguendo le sollecitazioni dovute al vento, ad un eventuale terremoto e alle escursioni termiche. Sulla superficie esterna sono stati installati 5.560 pannelli fotovoltaici capaci di rendere gli edifici pressoché autonomi dal punto di vista energetico.

L'Opera house e la biblioteca dialogano per mezzo dell'ampio spazio pubblico dell'agorà, che stabilisce connessioni tra le due attrezzature principali. Parallela alle facciate principali vetrate corre, poi, la cosiddetta «Esplanade», un'area pubblica pedonale che affianca un largo canale, dove la presenza dell'acqua simboleggia il collegamento ritrovato con il mare. Sul lato opposto, gradinate di marmo offrono spazio per performance improvvisate. Infine, il grande parco verde con il suo giardino mediterraneo, pensato per celebrare la tradizione orticola greca e che si colora diversamente da una stagione all'altra. In leggero pendio, il parco conduce fino alla cima della collina costituendo il tetto dell'edificio che ospita il teatro e la biblioteca, offrendo grandi vantaggi anche dal punto di vista energetico.
Ci sono voluti solo tre anni e otto mesi per realizzare l'opera. Nel 2006 la scelta del sito, nel 2008 la selezione dello studio Renzo Piano Building Workshop attraverso un concorso a procedura ristretta e poi l'inizio dei lavori nel settembre 2012.

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