Progettazione

Zambrano (Cni): un disegno di legge delega per ridurre gli ordini da 106 a 20

di Giuseppe Latour

Un disegno di legge delega per riformare gli ordini, portandoli dal livello provinciale a quello regionale, da 106 strutture a sole venti: in questo modo sarebbe possibile tagliare i costi e abbattere le quote di iscrizione. È questa la proposta chiave, presentata ieri dal presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Armando Zambrano nel corso della sua relazione introduttiva al 61esimo Congresso della categoria in corso a Palermo.

È il progetto al quale si lavorerà nei prossimi anni, dopo il rinnovo dei vertici del Cni, in programma a novembre. Una proposta che sarà integrata da un'altra possibile innovazione: il riordino delle professioni dell'area tecnica, per portare la professione di ingegnere, anche mediante percorsi di fusione e accorpamento, ad includere profili professionali similari.

Per Zambrano, tutto parte dalla riforma delle province. «La riorganizzazione territoriale e funzionale degli ordini provinciali degli ingegneri si pone nel solco del processo, in atto, di riforma degli enti territoriali e mira ad attuare un processo di razionalizzazione dei costi del sistema degli ordini e di incremento di efficienza dei servizi offerti agli iscritti all'albo».

Il motivo di questa riforma è tutto nei numeri. Attualmente, ci sono 106 ordini provinciali, per un totale di 239.676 iscritti (dati al 15 giugno 2016): si va da presidi territoriali che non superano i 400 iscritti (Verbania, Biella, Gorizia) ad aree provinciali con più di 10mila iscritti (Roma, Napoli e Milano). «Maggioritaria – spiega il presidente - è quella che potrebbe definirsi la dimensione intermedia, tra mille e 3mila iscritti: 56 ordini si pongono, infatti, in questa classe di ampiezza. Viceversa, le strutture più piccole che non superano i 500 iscritti sono nove, mentre quelle più grandi, tra 5mila e 10mila iscritti sono otto e quelle con oltre 10mila iscritti sono tre».

C'è, poi, un rapporto inversamente proporzionale tra la grandezza degli ordini e la quota versata dagli iscritti. La suddivisione dei 106 ordini per classe dimensionale mette in evidenza, pertanto, come nelle strutture che non superano i 500 iscritti il versamento medio sia pari a 223 euro mentre negli ordini più grandi, con oltre 10mila iscritti, la quota media pagata sia pari a 141,6 euro. «È abbastanza evidente che, al di sotto di una determinata soglia dimensionale, diventa più difficile, (a meno di non innalzare significativamente le quote di iscrizione) garantire agli iscritti quel set di servizi oggi necessario a rispondere al mutato quadro normativo». Quindi, il percorso più coerente dovrebbe guardare alla concentrazione degli ordini.

L'idea è portare l'organizzazione a livello regionale. «Dal punto di vista funzionale, l'ambito regionale – dice ancora Zambrano - sembra essere quello più idoneo per organizzare con maggiore efficacia ed efficienza servizi quali, a solo titolo d'esempio, il monitoraggio sui bandi di progettazione, l'organizzazione di eventi di formazione continua, piattaforme di co-working e di incontro tra domanda e offerta di lavoro». In questo modo sarebbe possibile formalizzare normativamente la costituzione delle Federazioni regionali che spontaneamente sono state istituite in questi ultimi anni in parecchi territori. A valle di questa riorganizzazione sarà redatta una carta dei servizi per gli iscritti, che garantirà uniformità di opportunità e di servizio a livello nazionale.

Questi principi saranno trasposti in un Ddl: «A breve proporremo al ministro della Giustizia la necessità di un disegno di legge delega sul tema della riorganizzazione e di modifiche conseguenti alle regole elettorali». A margine di questo, «andrebbe anche verificata la possibilità (sotto l'impulso, peraltro, di orientamenti europei prossimi alla formalizzazione) di procedere a un riordino delle professioni dell'area tecnica, che potrebbe portare la professione di ingegnere, anche mediante percorsi di fusione e accorpamento, ad includere profili professionali similari, tali da consentire anche agli ordini territoriali di più ridotte dimensioni, di incrementare il bacino dei propri iscritti».

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