Progettazione

Progettazione/2. Sull'accordo quadro i timori del mercato: rischia di ridurre la concorrenza

di Giuseppe Latour e Mauro Salerno

Timore di una restrizione del mercato. Possibili limitazioni per la concorrenza. Difficoltà di adattamento ai servizi di progettazione di uno strumento nato per prestazioni standardizzate. L'accordo quadro per i servizi di architettura e ingegneria è atterrato nel nuovo codice appalti in sordina ma adesso, dopo che Anas ha deciso di percorrere per prima questa strada, tutti gli operatori hanno iniziato a guardare la novità con forte attenzione.

Sta accadendo sia per gli ingegneri, rappresentati dal Cni, che per le società di ingegneria dell'Oice: entrambi terranno la lente puntata su questa prima fase sperimentale, pronti a intervenire nel caso in cui dovessero emergere criticità. E' ancora presto per avere certezze, ma già si ipotizza un possibile intervento dell'Anticorruzione a disciplinare la delicatissima materia.

«Siamo preoccupati». Il consigliere tesoriere del Cni, Michele Lapenna racconta come gli ingegneri stiano seguendo con grande attenzione la questione degli accordi quadro per la progettazione. E non potrebbe essere altrimenti: l'Anas farà esordire lo strumento sul mercato e questo potrebbe portare al suo utilizzo da parte di molte altre stazioni appaltanti. «Dobbiamo capire – prosegue - in che modo l'accordo quadro può essere adattato ai servizi di ingegneria. Bisogna ricordare che questo strumento nasce per le prestazioni standardizzate».

Proprio per questo motivo, secondo Lapenna, l'avvio della stagione degli accordi quadro per la progettazione confligge con alcuni capitoli del codice appalti: «Non si capisce come questa scelta si concili con l'obbligo di usare l'offerta economicamente più vantaggiosa per la progettazione». Senza contare, poi, le possibili conseguenze ai danni dei piccoli professionisti: «Gli accordi quadro erano già possibili, con il vecchio Codice, per i servizi informatici e in quell'occasione abbiamo visto soprattutto maxibandi che finivano a grandi committenti». Quindi, l'imperativo è evitare che questa novità si traduca in un restringimento del mercato, con i progettisti costretti a raccattare qualche commessa in subappalto. L'Anac potrebbe essere chiamata a intervenire. «È una possibilità, ma prima di saltare a conclusioni aspettiamo di capire prima cosa farà l'Anas», conclude Lapenna.

Anche le società di ingegneria guardano con molta attenzione alle novità in arrivo. Dall'Oice, l'associazione di riferimento, fanno sapere di non avere nessuna contrarietà in linea di principio. «A meno che non vengano scelte soluzioni capaci di determinare effetti negativi sulla concorrenza», dicono. L'altro rischio potenziale dell'accordo quadro è quello di drenare con poche gare consistenti quote di mercato. Convogliando su unico operatore incarichi che avrebbero potuto essere distribuiti su più commesse e dunque su più progettisti. «È possibile anche la formula dell'accordo quadro con più operatori – dicono all'associazione -. Crediamo che l'Anas si muoverà con molta attenzione, visto che è la prima volta che si usa questa formula nel nostro settore. Anche noi siamo curiosi di capire come sarà declinata».

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