Progettazione

Inarcassa, il ministero boccia a sorpresa le sanzioni light sui contributi non pagati

di Giuseppe Latour

Il ministero del Lavoro, con una nota del 20 aprile, ha bocciato la riforma del sistema sanzionatorio di Inarcassa. Il colpo a sorpresa è stato reso noto dall'ente di previdenza di architetti e ingegneri durante la seduta del Comitato nazionale dei delegati che ha approvato il bilancio 2015. Ed è motivato da ragioni di tenuta dei conti: la revisione del sistema di penalità per chi paga in ritardo i contributi metterebbe in pericolo la solidità delle finanze pubbliche e, soprattutto, incentiverebbe gli iscritti a non pagare. La partita, comunque, non è chiusa: l'intenzione dei vertici della Cassa, infatti, è di portare qualche aggiustamento alla riforma e riproporla sostanzialmente identica nelle prossime settimane.

La notizia è stata ufficializzata nel corso del Comitato nazionale dei delegati. La nota del ministero del Lavoro, datata 20 aprile, spiega che: «In considerazione della rilevanza delle modifiche all'impianto sanzionatorio, che viene particolarmente depotenziato nel caso di ritardato pagamento dei contributi e in considerazione del criterio di registrazione delle entrate contributive in ambito della contabilità nazionale (criterio basato sulla registrazione per cassa), risulta necessario sottoporre all'ente un supplemento di valutazione in relazione sia alla tipologia di intervento e alla dimensione dello stesso sia ai possibili effetti in termini di possibile incentivo alla dilazione del pagamento dei contributi con conseguenze negative per i saldi di finanza pubblica».

Facciamo un passo indietro. A febbraio il Comitato dei delegati dell'ente aveva approvato un provvedimento nel quale avviava il taglio delle sanzioni. Nello specifico, si passa da un 2% mensile ad un sistema progressivo. Si parte dallo 0,5% il primo anno di mancato pagamento, per poi passare all'1% il secondo anno, all'1,5% e al 2% il terzo e quarto anno. Dal quarantanovesimo mese di ritardo si applica un'aliquota annuale del 60% fisso. Con questo sistema, soltanto i recidivi finiranno per pagare la sanzione piena. Chi sconta soltanto un'impossibilità temporanea, invece, avrà tutto il tempo di recuperare. E non è tutto. Gli iscritti avranno diritto a una sorta di bonus: potranno tagliare le aliquote di un 50% ulteriore per i contributi scaduti pari o inferiori a 10mila euro, del 30% fino a 15mila euro, del 20% fino a 20mila euro. In questo modo si tutela chi ha un monte di debiti di importo limitato.

Questo assetto viene mandato al macero dal ministero del Lavoro che, nella sostanza, teme per l'impatto sui conti della Cassa ma anche per il possibile effetto incentivo all'evasione.
Non significa che la riforma salterà del tutto. «Affronteremo queste difficoltà – spiega il presidente Giuseppe Santoro - con rigore e determinazione, coniugando disciplina previdenziale e finanziaria da un lato ed equità dall'altro, attraverso atti adeguati ed efficaci azioni di comunicazione e relazione verso tutte le sedi competenti. Al tempo stesso – conclude – continueremo a sostenere ed incentivare la professione in un ambito di solidarietà, tutela dei diritti e rispetto degli obblighi: questo e non altro è il compito di Inarcassa».

Nella sostanza, vuol dire che gli uffici della Cassa riprenderanno tra le mani la riforma e andranno a verificare eventuali punti deboli. «Se eventuali passaggi sono stati poco chiari verranno approfonditi e meglio articolati. L'impianto è solido e nella struttura è riproponibile, perché risponde all'etica del provvedimento», spiega Santoro. Quindi, la revisione delle sanzioni sarà riproposta identica nelle sue linee fondamentali. Con qualche eventuale ritocco, per lanciare un segnale di apertura al ministero.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©