Progettazione

Inarcassa, la Corte dei Conti: l'indebitamento è arrivato a quota 149 milioni (109 con le banche)

di Giuseppe Latour

Grande solidità patrimoniale e una gestione immobiliare che sta raccogliendo i frutti della creazione del Fondo Inarcassa Re. Ma anche un elenco di problemi piuttosto lungo. È questo, in estrema sintesi, il risultato dell'analisi con la quale la Corte dei conti ha passato agli infrarossi il bilancio 2014 di Inarcassa.

La cassa di previdenza di architetti e ingegneri continua ad avere un problema ormai consolidato: la consistenza del monte crediti. Vale circa 800 milioni di euro, molti dei quali (circa 180 milioni) con ogni probabilità non saranno mai recuperati. A questo si aggiunge una difficoltà, anch'essa consolidata, legata all'invecchiamento della categoria e alla crisi economica: calano i contributi e peggiora il rapporto tra iscritti e pensionati. C'è, però, un elemento nuovo, sottolineato dalla Corte: il forte aumento dell'indebitamento con le banche, dal peso di 109 milioni di euro, che ha portato la voce dei debiti a triplicare rispetto al 2013, toccando i 149 milioni di euro.

I rilievi della magistratura contabile - va detto - si inseriscono in un quadro generalmente positivo. «Nel 2014, l'avanzo economico ha raggiunto l'ammontare di 901,6 milioni di euro, registrando un incremento di oltre 114 milioni di euro rispetto a quello conseguito nell'esercizio precedente che, come da Statuto, viene destinato all'aumento del patrimonio netto». Un impatto molto positivo è arrivato dalle plusvalenze derivate dal conferimento di immobili al Fondo Inarcassa Re per 138,6 milioni di euro. Il patrimonio netto ha toccato la gigantesca cifra di 8,2 miliardi di euro, contro i 7,3 miliardi dell'anno precedente. La solidità dell'ente, in sostanza, resta indiscutibile.

C'è, però, qualche dato che rischia di scalfirla. Il primo elemento di preoccupazione sono le entrate contributive: contributi obbligatori, contributi volontari e contributi di maternità. Nel 2014 hanno di poco superato il miliardo di euro, in calo del 5,16% rispetto all'anno precedente. «Anche se hanno risentito positivamente dell'aumento dell'aliquota contributiva soggettiva dal 13,5 per cento al 14,5 per cento previsto dalla riforma del 2008 e del lieve incremento degli iscritti nel 2014, non si sono compensati gli effetti negativi dovuti all'ulteriore riduzione dei redditi e del fatturato nonché agli anticipi e deroghe (posticipi) che si sono verificati sulla contribuzione nel 2014 a seguito della riforma del 2012». In parole povere, architetti e ingegneri fatturano di meno e, quindi, versano meno alla loro cassa.

Un fenomeno che si combina a un'altra tendenza preoccupante: il rapporto tra iscritti e pensionati risulta anche nel 2014 in calo, passando dal valore di 7,2 del 2013 a 6,5 del 2014. Vuol dire che per ogni pensionato ci sono sei iscritti e mezzo e che la tendenza, visto l'invecchiamento della categoria, è a un peggioramento progressivo. Non a caso peggiora l'indice di copertura, che mette in rapporto i contributi incassati con le prestazioni fornite: nel 2014 è diminuito rispetto al 2013, passando dal 2,39 per cento all'1,92 per cento.
Sul fronte della redditività del patrimonio, va bene la gestione immobiliare, che registra un aumento percentuale pari al 21,37 per cento, «a seguito del passaggio da una gestione diretta a quella indiretta con il conferimento del patrimonio immobiliare, nel corso dell'anno, a favore del Fondo Inarcassa Re, sottoscritto interamente da Inarcassa».

Notizie meno positive arrivano dal lato della redditività del patrimonio mobiliare. Questa per il 2014 si attesta al 3,67 per cento, quanto a rendimento lordo, e al 2,99 per cento quanto a rendimento netto. Andamenti in calo rispetto al 2013, che dipendono dalla congiuntura negativa dei mercati finanziari. Ma che si collegano all'aumento dei debiti verso le banche, «pari a euro 109,2 milioni di euro relativi alla quota parte di perdite da cambio». Il tutto, nel quadro di debiti totali pari a 149,6 milioni di euro, in crescita del 245 per cento. Per questo, la Corte sollecita a «proseguire nell'attività di monitoraggio degli investimenti mobiliari, selezionando strumenti finanziari in grado di ridurre al minimo i rischi per il patrimonio della Cassa».

Infine, c'è una questione che ormai si trascina da anni: «Sia l'attività di recupero crediti, sia l'attività di controllo della morosità non hanno ottenuto risultati significativi. La consistenza del monte crediti è rimasta, dunque, elevata e non si riduce significativamente». Si passa da 631,2 milioni di euro nel 2013 a 619 milioni di euro nel 2014, nonostante le azioni poste in essere dalla Cassa. A questi bisogna sommare il fondo svalutazione crediti (cifra che si conta di non recuperare), pari ad altri 179,8 milioni: il totale è di poco inferiore agli 800 milioni di euro, sette in più dell'anno precedente. La magistratura contabile, allora, «ribadisce la necessità di ricercare altre soluzioni per definire nuove procedure di recupero dei crediti dirette ad ottimizzare i risultati».

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