Progettazione

Bologna ricorda la Shoah con il memoriale di Set Architects

di Francesca Oddo

Oggi pomeriggio, in occasione della celebrazione del giorno della memoria, viene inaugurato il Memoriale della Shoah di Bologna. Le tempistiche sono state perfettamente rispettate: a distanza di un anno esatto dal concorso internazionale di progettazione bandito nel 70° anniversario della liberazione di Auschwitz dalla Comunità Ebraica di Bologna con il supporto del Comune di Bologna, dell'Ordine degli Architetti di Bologna e delle Ferrovie dello Stato.

Il monumento sarà presentato al pubblico e offrirà alla cittadinanza un nuovo spazio di riflessione. Costato circa 200mila euro, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, dalla Comunità ebraica di Las Vegas, così come da altre Fondazioni, istituti bancari e privati cittadini, il Memoriale è situato nella nuova piazza tra via Carracci e il ponte di via Matteotti, luogo di transito che connette la città storica all'espansione urbana di inizio '900, punto di accesso alla nuova stazione dell'Alta Velocità.

L'autore dell'opera è Set Architects, il gruppo di giovani trentenni romani composto da Onorato di Manno, Andrea Tanci e Lorenzo Catena con Gianluca Sist e Chiara Cucina. Peter Eisenman, presidente della giuria e autore del suggestivo Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa (Berlino, 2005), li ha premiati la scorsa estate per la capacità del progetto di restituire una «dimensione esperienziale legata a quella della memoria».

«La struttura delle cuccette di legno nei campi di concentramento - spiega Set Architects -, dove i corpi dei prigionieri venivano serrati insieme, dove l'anelito alla vita è stato schiacciato e oppresso dalla sensazione della fine, prende forma in un contesto urbano. Il Memoriale aumenta notevolmente, drammaticamente, le dimensioni delle cuccette e proietta nello spazio una ripetizione infinita di un modulo che appare come una singola cella del dormitorio».

L'esperienza spaziale ed emotiva del Memoriale è affidata al passaggio angusto fra i due elementi verticali alti 10 metri in acciaio corten, svettanti e simmetrici, che nel suo punto più stretto si stringe fino a 50 cm. La sensazione che gli architetti mirano a restituire è quella del disorientamento, dello straniamento, del soffocamento psicologico capace di innescare un corto circuito e di fermare la memoria, per non dimenticare. «Su quella superficie si può continuare a "scrivere" il presente», sottolinea Daniele De Paz, presidente della Comunità Ebraica di Bologna. «Coscienti del male e dell'ignoranza del passato rispondiamo, tutti assieme, con la vita, il ricordo e il dialogo - prosegue De Paz -: l'intuizione, suggerita dal Comune, di erigerlo alla stazione ferroviaria di Bologna, dove si consumò l'attentato del 2 agosto 1980, è la sintesi della sua natura: il ricordo».

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