Progettazione

Cappiello (ingegneri): taglio dei compensi Ctu un regalo alle banche, norma incostituzionale

di Giuseppe Latour

Si tratta di una norma incostituzionale. Noi professionisti del settore dovremmo fare rete e scioperare». Parlando delle nuove regole sui fallimenti, Carla Cappiello, presidente dell'Ordine degli ingegneri di Roma, attacca con durezza l'impostazione scelta dal Governo: si tratta di un regalo alle banche, che penalizza duramente la figura del consulente tecnico d'ufficio.

Cosa pensa delle nuove norme sui fallimenti?
La legge 132/2015 introduce nuove misure in materia fallimentare e di esecuzione forzata, che reputo fortemente a discapito dei Ctu. Il compenso del professionista non dovrebbe essere vincolato e correlato ad una futura ed aleatoria cessione. In campo di esecuzione immobiliare e fallimentare molto spesso ci si trova di fronte a beni invenduti o venduti, dopo diversi anni, a cifre nettamente più basse rispetto a quelle stimate. In quest'ultimo caso, si affronterebbe un ulteriore paradosso: il tecnico dovrebbe restituire, a distanza di molto tempo, parte del compenso ricevuto come acconto.

Che iniziative servirebbero?
A mio avviso questa normativa si presenta incostituzionale in termini di diritto e di rispetto al lavoro. Noi professionisti del settore dovremmo davvero fare rete, decidendo di non fornire più le nostre prestazioni, quasi in una forma di sciopero. Forse in questa maniera, ci si accorgerebbe del vero valore del nostro operato.

Il Cni ha parlato di regalo alle banche. E' d'accordo?
Sono molto d'accordo. I compensi dei periti estimatori non sono un onere dello Stato, ma nella quasi totalità dei procedimenti delle banche, che in base alla nuova normativa avrebbero delle forti e alquanto evidenti agevolazioni. Quindi, questa riforma non va a salvaguardare denaro pubblico, bensì va a colpire per l'ennesima volta il lavoro dei professionisti, svalutandolo e, mi permetto di dire, mortificandolo. In più, queste direttive non solo segnano un brusco ribasso dei già esigui compensi dei tecnici, ma vanno ad aumentare il carico di lavoro che grava su di loro.

Il ruolo dei Ctu viene sottovalutato?
Credo che si tratti sia di disattenzione sia di sottovalutazione della professione del Ctu. Non si tiene in considerazione il grande impegno che un perito deve profondere nel suo lavoro, che richiede l'acquisizione di competenze trasversali, che vanno al di là del solo ambito tecnico, ma riguardano il settore del diritto, dell'economia e a volte anche della psicologia.
L'intervento in arrivo sui compensi sarà limitato. L'impostazione è giusta?
Si dovrebbe affermare una vera e propria riforma delle tariffe dei Ctu, che al momento sono ferme alla normativa del 2002. Attualmente si starebbero aggiornando soltanto i coefficienti che i magistrati possono applicare, in base al valore delle cause, per stabilire la remunerazione dei tecnici. In più, c'è la questione del tetto massimo dei compensi fissato nel 1980 a un miliardo di lire e tramutato in automatico in 516mila euro e mai rivisto. Ciò significa che anche per le cause di diversi milioni di euro il compenso rimane sempre lo stesso.

E per le vacazioni?
Anche le vacazioni, i compensi orari applicabili quando la causa non ha un valore predeterminato, andrebbero riviste e non solo secondo le rivalutazioni Istat, come sembra che si voglia fare. Non si dovrebbe ragionare in termini di maggiore spese per le casse pubbliche, bensì in termini di non vessazione dei professionisti, che ad oggi rimangono il vero asset su cui si basa il Paese.

Quando si parla di Ctu, si discute sempre dei compensi. Secondo lei servono altri interventi per la categoria?
A mio avviso servirebbe un ragionamento più ampio. La figura del Ctu dovrebbe essere maggiormente valorizzata e promossa, anche lavorando per una certificazione delle competenze, per poter fornire alla Giustizia i professionisti più esperti e preparati in base ai diversi ambiti d'intervento.

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