Progettazione

Ape unico, le regioni si piegano, ma Lombardia e Liguria manterranno il loro "marchio"

di Maria Chiara Voci

Nella fase di definizione delle linee guida del nuovo Attestato di prestazione energetica degli edifici, le Regioni sono state coinvolte in modo attivo, avanzando - al tavolo di confronto con lo Stato - proposte che in parte sono state recepite nel provvedimento. Per questo, varata la norma, ora la parola d'ordine che corre fra i corridoi di quasi tutte le amministrazioni (anche quelle che in passato si erano distaccate, creando propri sistemi locali per il rilascio degli Ape) è "adeguamento".

L'inversione di rotta, in una materia che per oltre dieci anni ha visto un pullulare di regole locali, segna un cambio di passo epocale. Specie in territori come la Lombardia o la Valle d'Aosta, animati da sempre da uno spirito federalista in tema di regolamentazione della certificazione energetica.

Restano due distinguo importanti, che sono quelli delle province autonome di Trento e di Bolzano. Entrambe le Giunte hanno, infatti, dichiarato l'intenzione di voler mantenere - laddove possibile - una suddivisione degli edifici per classi di efficienza diversa da quella sancita dallo Stato. Una libertà che, tuttavia, pare applicabile solo in Alto Adige, l'unico territorio in Italia ad aver recepito da tempo e in maniera completa, anche su impulso del protocollo volontario CasaClima, la direttiva europea 2010/31/Ue.

Per il resto, dal Piemonte alla Liguria, dall'Emilia alla Valle d'Aosta, fino all'Umbria e alla Sardegna (queste due ultime Regioni non hanno ancora un sistema di certificazione locale, ma stavano lavorando per predisporlo) l'intenzione è quella di varare, entro l'autunno, atti espliciti di recepimento delle recentissime linee guida nazionali. «Perché – come ha condiviso con il proprio gruppo di lavoro Giuseppina De Santis, l'assessore alle Attività produttive del Piemonte, amministrazione che ha guidato il confronto interregionale – è ora di semplificare, evitando il sovrapporsi di decine di regole peculiari quando esiste già una disciplina nazionale».

Fatta salva l'intenzione di uniformare, gli approcci sono comunque diversi: c'è chi, come il Piemonte, ha deciso di fare pulizia, delegiferando e annullando gli effetti della vecchia legge 13/2007 per tornare al più presto, con una delibera di Giunta in corso di stesura e attesa a cavallo dell'estate, a seguire in toto il cammino tracciato dalla legislazione nazionale. C'è chi, come in Lombardia, è pronto invece ad aggiungere un nuovo atto per orientare una disciplina ricca e complessa, che a differenza di altri casi ad esempio impone (e questo resterà invariato) a tutti, senza distinguo, il superamento di un esame per poter iscriversi negli elenchi di tecnico abilitato al rilascio della targa energetica.

Inoltre, se la suddivisione delle classi sarà calcolata seguendo uno stesso criterio ovunque, altra particolarità locale sarà il fatto che alcuni territori (come quello amministrato dalla Giunta Maroni, ma forse anche la Liguria) continueranno a mantenere un proprio software, che conserverà la propria denominazione (Cened nel caso della Lombardia e Celeste in quello della Liguria) anche se sarà in tutto uguale a quelli commerciali, sviluppati sulle norme Uni.

Partita, invece, del tutto nelle mani delle Regioni sarà quella dell'organizzazione dei controlli, che a differenza del passato non saranno più disposti a campione, ma dovranno essere effettuati obbligatoriamente sul 2% degli attestati rilasciati. Alcune autonomie, prima fra tutti la Lombardia, hanno iniziato già a mettere a punto un sistema. Ma il grosso del lavoro, su questo fronte, è ancora da fare.

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