Appalti

Centrali di committenza nei Comuni: convenzioni, accordi consortili e unioni, le vie usate finora per unirsi

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di Giuseppe Latour

Dal semplice Comune capofila all'Unione di Comuni, passando per forme ibride come la sottoscrizione di una convenzione o di un'associazione consortile. Nel labirinto delle norme attualmente in vigore, ognuno sceglie la soluzione che considera più funzionale per creare una centrale di committenza. Così, analizzando alcuni casi di successo (riportati nel Dossier dell'Anci), da Torino a Potenza, è possibile capire come si stanno muovendo concretamente gli enti locali in Italia. Mettendo anche in fila i chiarimenti che, dal punto di vista di chi lavora sul campo, sono più urgenti.

Il caso Val Camastra (Potenza)
Rocco di Tolla parla dell'esperienza della centrale unica di committenza della Val Camastra, di cui è responsabile. Mette insieme quattro Comuni della provincia di Potenza, con Calvello in testa, per un totale di 6.800 abitanti: «Abbiamo stipulato una convenzione nel 2013 per appaltare tramite un unico soggetto lavori, servizi e forniture. Siamo partiti dalla creazione di un unico applicativo che ci consentisse di far dialogare i nostri uffici, condividendo le gare». I numeri danno l'idea della vivacità dell'iniziativa. Negli elenchi della Cuc sono iscritto 455 operatori economici. Nel solo 2014 sono stati aggiudicati venti appalti di importo superiore ai 150mila euro. Anche se resta l'impossibilità di fare gare elettroniche, a causa della mancanza di indicazioni a livello nazionale. «Non siamo in grado di gestirle, perché non abbiamo un soggetto che possa archiviare i dati».

La Cuc di Lombardore (Torino)
Dalla provincia di Torino arriva la testimonianza di Luciana Mellano, della centrale di committenza di Lombardore. «Noi abbiamo scelto la forma dell'associazione consortile tra sei amministrazioni che non sono territorialmente contigue. Il sodalizio è stato attivato a giugno del 2013». Nel 2014 sono stati appaltati 670mila euro di servizi e forniture, mentre nel 2015 siamo già a quota 300mila euro di lavori. Anche in questo caso, però, dominano alcuni problemi applicativi. «La fase di accreditamento presso l'Anac è stata molto complessa, perché alla centrale non viene ancora riconosciuta una soggettività giuridica». Sarà uno dei punti sui quali dovrà intervenire il legislatore nei prossimi mesi.

L'esperimento di Torino
Sempre a Torino c'è la centrale di committenza del Comune, di cui parla la dirigente dell'area appalti Monica Sciajno. Per il capoluogo piemontese il processo di integrazione è ancora in corso. «La prima sperimentazione risale addirittura al 2002, quando realizzammo cinque gare per otto Comuni, ottenendo importanti economie di scala». Altre gare sono state fatte nel 2006 e «nell'autunno scorso abbiamo deciso di attivare una centrale di committenza con Torino capofila, alla quale hanno aderito dodici realtà, comprese alcune Camere di commercio». Per Sciajno la questione principale adesso riguarda "il livello di priorità da dare a Consip, ai soggetti aggregatori regionali e a quelli comunali nei diversi casi. Il rischio è che ci siano situazioni nelle quali, pur avendo tre alternative, non si sa a chi rivolgersi».

L'Unione della Bassa Romagna
Luca Piovaccari, sindaco di Cotignola, presenta infine il caso dell'Unione di Comuni della Bassa Romagna, che mette insieme tra gli altri Lugo, Bagnacavallo, Alfonsine e Massa Lombarda, per un totale di circa 104mila abitanti. E' una delle poche ipotesi attuate finora di una fusione strutturale di funzioni: «Al momento – racconta – i nostri nove Comuni sono arrivati ad associare 29 servizi. Anche se restano ancora fuori i lavori pubblici». Dall'accorpamento, avvenuto nel 2008, ad oggi l'effetto più evidente di questo processo è stato il transito di dipendenti dagli enti locali all'Unione: al momento i Comuni hanno 288 dipendenti, mentre l'Unione ne ha 350 complessivi. "Quelli comunali, visto il transito di funzioni, scenderanno ancora nei prossimi anni".

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