Appalti

Sicurezza in cantiere, per l'Inail il Covid non è più infortunio

Lo precisa la circolare dell'Istituto pubblicata ieri. Ance. bene, ma ora serve la norma correttiva

di M.Fr.

«La responsabilità del datore di lavoro è ipotizzabile solo in caso di violazione della legge o di obblighi derivanti dalle conoscenze sperimentali o tecniche, che nel caso dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 si possono rinvenire nei protocolli e nelle linee guida governativi e regionali di cui all'articolo 1, comma 14 del decreto legge 16 maggio 2020, n.33. Il rispetto delle misure di contenimento, se sufficiente a escludere la responsabilità civile del datore di lavoro, non è certo bastevole per invocare la mancata tutela infortunistica nei casi di contagio da Sars-Cov-2, non essendo possibile pretendere negli ambienti di lavoro il rischio zero. Circostanza questa che ancora una volta porta a sottolineare l'indipendenza logico-giuridica del piano assicurativo da quello giudiziario». È il passaggio chiarificatore della circolare dell'Inail n.22 di ieri con la quale l'Istituto entra nella questione della sostanziale equiparazione tra contagio covid e infortunio sul lavoro prevista dal Dl Cura (articolo 42, comma 2).

La precisazione - invocata da tutte le principali associazioni datoriali, e che esclude il nesso tra contagio e responsabilità civile e penale del datore di lavoro - viene accolta con soddisfazione anche dall'Ance. «Importante il chiarimento fornito dalla circolare dell'Inail n.22 che esclude in maniera netta profili di responsabilità civile e penale del datore di lavoro nel contagio da Covid 19», commenta a caldo il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, che ora si attende «un immediato segnale altrettanto chiaro dal Governo affinché sia corretta la norma inserita nel Dl cura che sembrerebbe lasciare aperta la possibilità che l'imprenditore possa essere chiamato a rispondere penalmente ed economicamente in caso di contagio di un proprio dipendente».

Questo passaggio - ritenuto appunto necessario per chiudere la questione - è stato peraltro annunciato ieri dalla stessa ministra del Lavoro Nunzia Catalfo nel question time alla Camera precisando che la norma del Dl cura che «secondo alcuni, avrebbe aggravato la posizione dei datori, esponendoli maggiormente al rischio di essere ritenuti responsabili per i contagi contratti dal lavoratore in ambiente lavorativo, non è corretta». «Il mero riconoscimento dell'infortunio sul lavoro non agevola in alcun modo l'accertamento della responsabilità del datore di lavoro, né crea una presunzione in tal senso», ha detto, annunciando che «al fine di superare ogni perplessità e conferire piena certezza al quadro giuridico è attualmente in fase di valutazione e studio un eventuale provvedimento normativo volto a chiarire che il rispetto integrale delle prescrizioni contenute nei protocolli o nelle linee guida o nei protocolli o accordi di settore stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative nonché l'adozione ed il mantenimento delle misure ivi previste costituiscono presunzione semplice dell'assolvimento dell'obbligo ai fini della tutela contro il rischio di contagio da Covid-19».

La circolare dell'Inail



La circolare n.22 dell'Inail

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