Appalti

Dl Rilancio/2. Allarme delle imprese sul fondo Salva-opere: ancora nessuna erogazione e risorse insufficienti

Ancora nessun riscontro alle migliaia di istanze presentate. Anche il rifinanziamento del Dl Rilancio non basterebbe a coprire il fabbisogno

di Mauro Salerno

Bene il rifinanziamento previsto da Dl Rilancio (atteso in Gazzetta a ore, una volta superati i nodi ancora aperti sul ecobonus 110%), ma oltre a mettere sul piatto altre risorse bisognerebbe cominciare a far arrivare alle imprese in sofferenza quelle già stanziate. È l'allarme che arriva dai costruttori e dai fornitori più esposti sul fronte dei cantieri che prima ancora dell'emergenza Covid erano stati fermati dalla crisi dei big del settore. Società come Cmc o Astaldi, per citare solo i casi più noti, finiti tra le sabbie dei concordati, lasciando un numero imprecisato di creditori con il cerino in mano.

Proprio per far fronte a questa situazione il Governo aveva previsto un Fondo ad hoc con il decreto Sbloccacantieri, varato la scorsa estate, con una dote di 45 milioni. Secondo il cronoprogramma i primi versamenti alle piccole imprese, creditrici dei colossi dell'edilizia finiti nel pantano finanziario, avrebbero dovuto essere erogati a marzo e ad aprile di quest'anno. Cioè proprio nel bel mezzo del lockdown imposto dalla pandemia. Ovvio che niente sia successo, come lamentano le imprese, che però ora lanciano un appello al Governo per sbloccare la situazione.

Nel Decreto Rilancio è prevista una "ricapitalizzazione" del fondo con altri 40 milioni. La relazione di accompagnamento al testo spiega che a fronte di una disponibilità iniziale di 45 milioni, sono state presentate domande per 82 milioni. Pertanto, la nuova iniezione di fondi dovrebbe coprire la domanda complessiva. Le imprese contestano questa ricostruzione. Nell'appello inviato al Mit si parla di una dote necessaria per almeno 200-230 milioni solo per coprire le istanze già rimesse al vaglio.

Tre sono le aree sotto osservazione. La Sicilia, dove il comitato di creditori di Cmc - che conta circa 120 Pmi con crediti stimati in circa 70 milioni nei confronti della coop e delle sue controllate - ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al viceministro delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri sollecitando i pagamenti, ma segnalando anche un intoppo normativo che rischia di mettere i creditori all'angolo. Il fatto è che i crediti del Fondo Salva Opere possono essere ripianati (al 70%) solo se le imprese coinvolte dimostrano di essere in regola con contributi (Durc) e tasse (cartelle di pagamento). Mentre, segnalano al comitato, proprio a causa dell'interruzione dei lavori e dei mancati pagamenti, la maggiorparte dei creditori non è in regola con i versamenti e dunque rischia di non vedere un euro. Non solo. Poiché, poi, lo Stato sarà avvantaggiato nelle procedure future rispetto ai normali creditori, queste Pmi rischiano di finire in fuori gioco anche nella partita delle procedure concorsuali.

Situazioni pesanti vengono segnalate anche in Sardegna e lungo i cantieri del Quadrilatero Umbria-Marche. In tutti i casi si tratta di opere gestite soprattutto dall'Anas. Nel Quadrilatero, in particolare, sarebbero state aperte circa 600 pratiche per un controvalore di 85 milioni. Anche in Sardegna, dopo la presentazione delle istanze sarebbe calato il buio, tranne qualche caso isolato. Ora l'allarme e la protesta salgono. Anche perchè, con il Covid, ad emergenza si aggiunge emergenza.

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