Appalti

Investimenti/2. Domani il «vernissage» per il terzo megalotto della 106 Ionica

Cerimonia della prima pietra a Francavilla Marittima. Ma per avviare il cantiere ci vorrà ancora tempo, spiega Antonio Di Franco, segretario nazionale Fillea Cgil

di Massimo Frontera

Il terzo megalotto Roseto-Sibari della 106 Ionica in Calabria - che vale 1,3 miliardi di euro ed è appaltato a WeBuild (Impregilo Salini) con Astaldi riuniti nel consorzio Sirio - è il primo grande cantiere italiano che prende il via dopo lo tsunami Covid. Domani è prevista la cerimonia simbolica della posa della prima pietra, a Francavilla Marittima. Ma prima che il cantiere entri a regime passerà ancora tempo, anche se il contractor manifesta tutta l'interesse e la volontà di "aggredire" l'opera. Ci sono ancora da sciogliere questioni non banali, spiega Antonio Di Franco, segretario nazionale di Fillea Cgil e calabrese di Sibari. Questioni organizzative che riguardano l'organizzazione in cantiere, con riflessi sulla produzione e - dunque - sul rispetto del termine di conclusione dell'opera, previsto in sette anni. Ma che riguardano necessariamente anche i nuovi oneri Covid che dovranno essere previsti, esattamente come si sta facendo per i cantieri in corso interrotti dalla pandemia, e che ora gradualmente riprendono l'attività applicando le misure di tutela e garanzia concordate tra parti sociali e governo il 24 aprile (e allegate al Dpcm del 26 aprile).

Di Franco (Fillea Cgil): pronti a una contrattazione ad hoc con il contractor
Alcune intese preliminari sono state perfezionate. «Su quel cantiere - spiega Di Franco - abbiamo fatto la contrattazione di anticipo sindacati-contractor prevista dall'articolo 113 del contratto nazionale dell'edilizia». Si tratta dell'intesa (prevista solo per le grandi opere già indicate nella legge obiettivo) che impegna le parti al rispetto di misure di carattere logistico e organizzativo per la sicurezza in cantiere, ed è sostitutivo della contrattazione integrativa territoriale. «Poi - prosegue - abbiamo sottoscritto il protocollo di legalità con la prefettura di Cosenza, che prevede, tra le altre cose, appositi tavoli di monitoraggio del flusso della manodopera». Ma non è finita, perché «quel cantiere deve sottostare al protocollo del 24 aprile, sottoscritto tra le parti sociali dell'edilizia, inclusa l'Anas», sottolinea il sindacalista.
«La partenza di questo cantiere rispetto alle prescrizioni previste da quel protocollo - spiega - ci interrogherà rispetto all'organizzazione del lavoro; ed è evidente che da questo punto di vista ci dovrà essere maggiore accortezza. Da parte nostra, siamo disponibili ad aprire un livello di contrattazione con l'azienda, come del resto è previsto dallo stesso protocollo anti-Covid». E prosegue: «gli accorgimenti anti-Covid rischiano di avere un impatto importante sui livelli produttivi e sui livelli occupazionali. Ma siamo convinti che attraverso una buona contrattazione si possano trovare soluzioni». «Al momento - ribadisce Di Franco - non è ancora stato affrontato con il contraente generale questo aspetto legati alle misure anti-Covid, perché aspettiamo tutti che sia formalizzato l'avvio dell'opera». «Una cosa - aggiunge Di Franco - è realizzare un'opera entro i tempi normali "pre-Covid", altra cosa è realizzarla oggi, con tutte le prescrizioni che garantiscono la sicurezza dei lavoratori. Come Fillea abbiamo sempre sostenuto che si debba intervenire sulla rivisitazione dei termini contrattuali delle opere, attraverso un confronto; e penso che in questa direzione si andrà».
In altre parole, dopo il "vernissage" di domani, c'è ancora da fare, come riassume sempre Di Franco: «Dopo la posa della prima pietra, in virtù degli effetti del Dpcm del 26 aprile, è evidente che, se sarà opportuno, apriremo un confronto con il contraente generale. Al momento non abbiamo avuto riscontri, ma perché penso che lo faremo dopo, man mano che il contraente generale ci farà capire i tempi di avvio dei lavori». «Perché - insiste il sindacalista - il 19 noi posiamo la prima pietra, poi la partenza si vedrà nei mesi successivi, noi pensiamo prima dell'estate, anche perché ad oggi non sono state ancora fatte le selezioni degli operai». «In ogni caso - conclude - abbiamo sempre percepito da parte del contraente generale la volontà di partire subito». Oltre all'importanza dell'opera, il cantiere darà un contributo importante all'occupazione: «nei sette anni previsti di lavoro, il cantiere potrebbe ospitare almeno 4mila maestranze, non solo edili ma comprendendo tutto l'indotto», calcola il dirigente Fillea.

WeBuild: tempo per applicare le misure anti-Covid, livelli occupazionali invariati
«Dopo la posa della prima pietra - assicura da parte sua WeBuild - proseguiranno le fasi che si rendono necessarie come la rimozione interferenze, la bonifica degli ordigni bellici; quindi partiranno le attività di esecuzione delle opere». «La realizzazione del terzo megalotto - ricorda il big delle costruzioni - sara realizzata dal Gruppo WeBuild in corso di consolidamento nell'ambito di Progetto Italia, l'operazione industriale promossa da Salini Impregilo per il rafforzamento ed il rilancio del settore delle infrastrutture in Italia».
Per quanto riguarda le misure anti-Covid, le tutele per la sicurezza e i possibili riflessi su costi e livelli di produzione, da Impregilo-Salini assicurano che in cantiere «vengono applicati tutti i protocolli relativi alle ordinanze emanate e quindi lo scaglionamento nelle parti comuni, la sanificazione di mezzi e locali, la distribuzione dei Dpi necessari - mascherine e guanti - con la ripetuta misurazione della temperatura». «Queste attività - riconosce WeBuild - potranno richiedere un po' di tempo per l'espletamento di tutte le misure protettive, ma non si modificherà sostanzialmente il numero degli addetti, tenendo sempre come primo obiettivo la sicurezza del lavoratori, e quindi il distanziamento sociale richiesto dalle misure di prevenzione. Le maestranze necessarie vedranno il coinvolgimento di 1.500 persone con una graduale crescita in base all'evolversi delle attività».

Il terzo megalotto della Ionica
Da almeno vent'anni si attende l'ammodernamento della 106 Ionica, ribattezzata "strada della morte" per la pericolosità di alcuni tratti. Un tempo enorme che giustifica la cautela di chi percepisce che il cantiere è arrivato al traguardo ma non ci vuole credere se non vede le ruspe al lavoro. Il terzo megalotto, spiega WeBuild, prevede la realizzazione in nuova sede della tratta della SS-106, che dall'innesto con la SS-534 (Km 365+150), nell'area di Sibari, arriva a Roseto Capo Spulico (Km 400+000), in Calabria. La durata dei lavori, precisa WeBuild, è prevista in «circa sette anni». L'opera si svilupperà per 38 chilometri e correrà a circa un chilometro dal tracciato storico, andando a collegare i litorali ionici della Calabria, della Basilicata e della Puglia. Il nuovo collegamento a quattro corsie - più veloce e sicuro dell'attuale - è importante per il territorio in quanto agevola il collegamento con il parco archeologico di Sibari e in generale con un territorio vocato al turismo; ma soprattutto è funzionale alla connessione con il distretto alimentare di Sibari, che vanta produzioni di alta qualità. Infine, la Ionica, collega due corridoi europei: da una parte la Salerno Reggio-Calabria, dall'altra l'asse Adriatico. Anche per quest'ultimo motivo, sono in molti a pensare che il terzo megalotto debba essere solo la prima importante fase di un ammodernamento completo di questa Statale Anas.

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