Appalti

Dl Rilancio/4. Intervento. «Promesse disattese sui lavori pubblici, imprese allo stremo. Ora basta»

Costruttori all'attacco: i temi delle "infrastrutture" e delle "manutenzioni", sventolati come chiavi di volta della ripresa, sono state parole solo abusate, e mai declinate tangibilmente

di Edoardo Bianchi (*) e Antonio Ciucci (**)

Il vaso è colmo, anche l'ultima promessa è stata disattesa; con il "Dl Rilancio" si è manifestato l'ennesimo guazzabuglio di norme, e, al tempo stesso l'ennesimo ostracismo verso il mercato dei lavori pubblici.

Si è resa palese la miopia di un disegno di rilancio del Paese che passi per il sussidio e non per il lavoro; i temi delle "infrastrutture" e delle "manutenzioni", sventolati come chiavi di volta della ripresa, sono state parole solo abusate, e mai declinate tangibilmente.
Abbiamo condiviso che i primi provvedimenti urgenti quali i DL Cura Italia e Liquidità affrontassero le emergenze più imperiose, ma eravamo fiduciosi che in questo nuovo DL, finalmente, si affrontassero in maniera concreta le strategie di sviluppo e gli investimenti.
Eravamo fiduciosi che si volesse effettivamente affrontare il tema della burocrazia e delle semplificazioni, ma ci troviamo davanti ad un testo di 256 articoli e 495 pagine.

Il "Dl Rilancio" compete per numero di parole, circa 200.000, con quello dei Promessi Sposi. Peraltro, senza entrare nella intelligibilità dei testi che qualcuno, molto più autorevole di noi, ha definito "sembrano scritti da un teologo medievale"
Questa è la semplificazione?

Quali provvedimenti concreti, quali misure hanno riguardato la possibilità della Pubblica Amministrazione di poter operare proficuamente con serenità?
Ci troviamo davanti all'ennesimo provvedimento omnibus dove tutto è attenzionato meno il mercato dei lavori pubblici.

Sono settimane che tutti individuano nella possibilità che gli Enti Locali effettivamente riescano a fare atterrare le risorse la principale (forse unica) possibilità di uscire da una logica assistenziale e riuscire a salvaguardare i posti di lavoro e riavviare la economia.
Denunciamo un devastante disallineamento tra quanto si predica e quanto si pratica.
Ci si chiede di aspettare un prossimo Dl che dovrebbe essere adottato ai primi di giugno, convertito quindi ad agosto e che potrà dispiegare i propri effetti non prima di fine anno.
Non è possibile!

Non solo per noi, ma per il Paese.

Ricordiamoci che lo "Ufficio parlamentare di bilancio del Senato" in data 26 marzo u.s. ha evidenziato come con il trend attuale vi sarà un tiraggio di oltre 13 miliardi al mese per ammortizzatori sociali; quanto possiamo resistere ancora se non si riavvia la produzione?
Da un raffronto tra le bozze degli ultimi testi cogniti la unica differenza di peso è individuabile esclusivamente nella espulsione del capitolo afferente i provvedimenti per la rapida ripartenza degli investimenti nei lavori pubblici.

Non solo lo Stato non salda i nostri crediti (6 miliardi), non solo non ci paga la nostra iva (2,4 miliardi), non solo ci costringe ad anticipare la cassa interazione alle nostre maestranze, non solo alcun supporto in termini di liquidità ad oggi è effettivamente stato erogato alle imprese ma non consente neppure agli enti locali di bandire gare che oltre a consentire una messa in sicurezza del territorio (di cui abbiamo maledettamente bisogno) consentirebbero un minimo di riavvio del ciclo produttivo.

Vengono addirittura rimandati i termini di attuazione dei contratti di servizio di Anas e Rfi.
L'unico discorso di attualità è quanti Commissari Straordinari servono al Paese!
Non ci appassiona e ne facciamo volentieri a meno.

Le norme derogatorie per la emergenza possono essere tollerate per un breve periodo solo se al contempo vi è un progetto di riforma più complessivo; in caso contrario questo Paese continuerà ad annaspare senza avere mai certezza delle regole. Perché questo trattamento per un settore che (solo a parole evidentemente) tutto il Parlamento ritiene vitale per il riavvio del Paese?

Perché in questi mesi ci è stato chiesto di lavorare e prepararci per farci trovare pronti in occasione del venire meno del lockdown e poi il primo provvedimento utile per fare atterrare effettivamente gli investimenti lo si adotterà forse in piena estate?
Quale è la logica di tutto ciò?

Riepiloghiamo.
Risorse per le imprese, nulla.
Risorse per gli enti locali da impegnare in investimenti, nulla.
Norme sulle semplificazioni, nulla.
Norme sulla antiburocrazia, nulla.
Siamo allo stremo non possiamo accettare di morire in silenzio.
Ora basta!

(*) Vice-presidente Opere pubbliche Ance - (**) Vice-presidente opere pubbliche Acer

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