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Coronavirus/2. In Lombardia le indicazioni dell'Ance per orientarsi nella «guerra» dei decreti Stato-Regioni

'interprestazione dell'Associazione regionale sulla composizione delle disposizioni, attività per attivit

di Massimo Frontera

In Lombarda – come anche in Piemonte, Campania e Alto Adige – le amministrazioni territoriali hanno decretato l'arresto generalizzato nei cantieri, attraverso misure che, dopo il Dpcm varato dal governo il 22 marzo (e confermato nel decreto legge in uscita) – sono risultate più restrittive di quelle statali. Queste ultime infatti consentono, per esempio, la prosecuzione di molte attività di ingegneria civile, ponendo il problema – inedito – di una difficile composizione tra disposizioni contrastanti. Il problema – che evidentemente non può attendere i tempi di una soluzione da parte di esperti giuristi – mette in difficoltà le imprese che, molto semplicemente, non sanno a chi dei due legislatori "ubbidire".

La composizione delle norme confliggenti
L'Ance Lombardia – dopo una analisi del problema e un confronto con l'avvocatura regionale – ha offerto una chiave interpretativa, che parte da una premessa: le due norme – ordinanze regionali (in particolare la n.514/2020) e decreti del governo (Dpcm del 22 marzo e nuovo Dl pubblicato oggi) – sono entrambe «allo stato attuale, in vigore ed efficaci». Ne discende che ci sono due strade per arrivare a chiarire una "cedevolezza" sui punti in conflitto. La prima strada è amministrativa, e, in sostanza, significa che la Lombardia dovrebbe fare un passo indietro e lasciare il passo ai decreti del governo. Questa possibilità non si è verificata perché, come osserva l'Ance, le due successive ordinanze firmate dal governatore Attilio Fontana (515/2020 e 520/2020) confermano la precedente. La seconda possibilità è quella giurisdizionale, e passa per l'impugnazione, da parte dell'impresa, dell'atto restrittivo ritenuto illegittimo, adottato in forza della ordinanza. È evidente che anche questa strada - che ribalta il problema sull'operatore e affida la sua soluzione al giudice amministrativo – mal si concilia con la situazione di emergenza.

La proposta interpretativa dell'Ance
L'Associazione dei costruttori lombardi ha aperto una terza strada, che – in sintesi – consiste, come spiega il presidente di Ance Lombardia Luca Guffanti, va nel senso di affermare che «là dove ci sono situazioni di contrasto, o là dove c'è una norma più restrittiva rispetto all'altra, il nostro approccio prudenziale è di far vigere la norma più restrittiva». L'ipotesi interpretativa, con casi applicativi, è stata messa nero su bianco in un " position paper " pubblicato il 22 marzo scorso.

L'applicazione pratica su alcuni casi
In base a questo principio sono stati individuati, a titolo puramente esemplificativo, una decina di casi pratici. Per esempio, l'Ance ritiene che vadano sospesi i cantieri di nuove infrastrutture a rete (come acquedotti, fognature, telecomunicazioni, energia elettrica e gas naturale). Invece potranno proseguire i cantieri per realizzare opere di emergenza come infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie. Altri cantieri, come quelli per costruire nuove strutture sanitarie e di protezione civile potranno proseguire «previa comunicazione al Prefetto ai sensi dell'art. 1 comma 1 lettera D) del Dpcm».

Il quadro generale
Al di là di questa interpretazione, e della possibilità di circoscrivere il più possibile il fermo dell'attività, l'Associazione non dimentica che la vera questione su cui lavorare da subito è la futura ripartenza, non solo di un comparto produttivo, ma di un complessivo sistema economico. «Siamo consapevoli - spiega Guffanti - che la priorità in questo momento sia quella di invertire la tendenza al più presto possibile in modo da ritornare quanto prima a una sorta di normalità. Più che sulle interpretazioni se prevale l'ordinanza o il Dpcm oppure coesistano entrambi, la preoccupazione, che forse ancora oggi non è percepita da tutti, è quella della ricaduta occupazionale e sulle aziende, che in questo momento chiudono per il coronavirus: dobbiamo fare in modo che dopo riaprano». Il problema vero è «quello di una carenza di liquidità che, come in un domino rischia di travolgere in maniera trasversale tutte le attività produttive». Attualmente la "macchina" delle costruzioni è ferma nella Regione. «Già prima dell'entrata in vigore dell'ordinanza regionale - riferisce il presidente dei costruttori lombardi - il 95% delle imprese di fatto avevano sospeso l'attività».

Coordinamento con le prefetture
Una condizione importante oggi per cercare di rimettere il sistema in marcia è un buon coordinamento con le prefetture, che sono chiamate all'interpretazione applicativa della norma; e che in pratica per l'operatore, delle costruzioni e della filiera, si traduce nella possibilità o meno di proseguire l'attività. «Le associazioni territoriali - riferisce il presidente di Ance Lombardia - stanno lavorando con le prefetture per risolvere tutte le varie casistiche che si vengono a creare sul territorio, anche perché un decreto di poche pagine non esaurisce tutta la varietà di situazioni che si possono verificare».

La nota dell'Ance sul "conflitto" Stato-Regione

La nota dell'Ance Lombardia sul conflitto Stato-Regione

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