Appalti

Coronavirus/3. Imprese nel caos, tra chiusure, rallentamenti e incertezze

A Genova il sindaco commissario Marco Bucci promette di andare avanti e concludere sabato l'impalcato del Ponte. In Lombardia il governatore Fontana chiede la chiusura di tutti i cantieri

di Massimo Frontera e Giorgio Santilli

Il tunnel del Brennero, la ferrovia veloce Napoli-Bari, l'anello ferroviario di Palermo fra i cantieri che hanno chiuso con motivazioni diverse (a Bolzano per esempio è stata un'ordinanza della Provincia autonoma a imporre la chiusura a tutti). Il Ponte di Genova e il Mose di Venezia fra le opere che vanno avanti per una decisione forte della stazione appaltante. In mezzo cantieri come il Terzo Valico e l'Alta velocità Brescia-Verona dove Rfi non ha dato indicazioni ma sono stati i general contractor o gli appaltatori a sospendere il cantiere. O ancora Metropolitana C di Roma e gli appalti della Telt sulla Torino-Lione che vanno avanti, ma a scartamento ridotto. La mappa (visibile a questo link ) testimonia meglio di questa sintesi limitata alle principali opere in corso in Italia il caos in cui versano attualmente i cantieri, con raffiche di chiusure e qualche tentativo maldestro di andare avanti.

In questa incertezza si staglia forte la sola voce del sindaco commissario di Genova, Marco Bucci, che promette di andare avanti e di montare un impalcato di 100 metri sabato arrivando a 800 metri di Ponte. Dall'altra parte il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che, appellandosi alla situazione drammatica della sua regione, chiede la chiusura di tutti i cantieri.In mezzo ci sono le imprese che navigano senza bussola e in attesa di una chiara decisione della stazione appaltanti che spesso non arriva. Quello che manca è la chiarezza che soltanto una norma nazionale chiara e vigente può dare: riconoscere in questa fase di emergenza una condizione generalizzata di «causa di forza maggiore» che liberi le imprese appaltatrici di responsabilità improprie. Questa norma renderebbe tutto più chiaro: il cantiere andrebbe avanti se le condizioni lo consentono, viceversa si chiude, senza il rischio che l'impresa debba pagare penali o danni per l'inattività o per il ritardo dei lavori.

Sono un passo avanti, ma non sono sufficienti le linee guida emanate ieri dal ministero delle Infrastrutture . Oltre a spiegare come lavarsi le mani, come sanificare i locali, come far entrare i mezzi dei fornitori, il documento ministeriale entra nel vivo della questione nella parte finale «Tipizzazione, relativamente alle attività di cantiere, delle ipotesi di esclusione della responsabilità del debitore, anche relativamente all'applicazione di eventuali decadenza o penali connesse a ritardati o omessi pagamenti». In particolare in caso di indisponibilità degli approvvigionamento dei materiali, di strutture non adeguate a rispettare le norme sanitarie, di presenza di almeno un lavoratore affetto da Covid-19 si procederà alla sospensione dei lavori. L'esistenza delle condizioni dovrà esser attestata dal responsabile della sicurezza. Un primo chiarimento importante. Ma sono le stesse linee guida a chiarire che «la tipizzazione deve intendersi come meramente esemplificativa».

Non ha valore cogente. Inoltre le circolari ministeriali hanno un'applicazione diretta su Fs e Anas, società sotto il controllo diretto del ministero che da oggi potrebbero prendere un atteggiamento più deciso verso le chiusure, ma non su altre stazioni appaltanti, a partire da regioni e comuni. Inoltre, la direttiva va comunque applicata al singolo caso e le situazioni possono risultare diverse.Resta quindi la necessità urgente di una norma nazionale cogente che metta le imprese al riparo da responsabilità improprie e chiarisca i rapporti contrattuali che vengono a determinarsi fra stazione appaltante e appaltatore. Su questa linea sono andati già altri Paesi europei: la Spagna e la Francia, per esempio, hanno già classificato il coranavirus come causa di forza maggiore con la conseguenza di una sospensione dei cantieri e in alcuni casi di indennizzi per i maggiori costi sopportati per la sospensione dei cantieri. Intanto un'indagine dell'Ance, ancora in corso, conferma la grande difficoltà in cui si trovano le imprese appaltatrici. I dati provvisori dicono che l'80% delle segnalazioni ricevute denuncia l'impossibilità di reperire i dispositivi di protezione individuale (in particolare le mascherine chirurgiche), il 77% difficoltà nell'approvvigionamento delle forniture, il 73% l'impossibilità a far rispettare la distanza interpersonale di un metro nelle attività lavorative.

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