Appalti

Opere bloccate/2. Porti, Rossi: Modello Genova per liberare un miliardo di euro

di Raoul de Forcade

I porti italiani hanno a disposizione circa un miliardo di euro che non riescono a investire perché bloccati da burocrazia, codice degli appalti e codice ambientale. A denunciarlo è Daniele Rossi, presidente di Assoporti (oltre che dello scalo di Ravenna), il quale sostiene che il Paese «ha bisogno di uno shock normativo» per levarsi dall'impasse. Uno shock che potrebbe arrivare grazie «all'applicazione ai porti del modello adottato da Genova per la ricostruzione del ponte che sostituirà il viadotto Morandi».

Gli scali italiani, afferma il leader dell'associazione che li riunisce, «sono nella medesima situazione del resto del Paese. Non c'è un'incapacità di spendere i soldi, né mancanza di fondi. Il problema sono l'eccesso di burocrazia, il codice degli appalti e quello dell'ambiente. Nessuno vuole, beninteso, rallentare i controlli o eliminare le regole. Ma occorre fare in modo che per realizzare un'opera in Italia non ci vogliano più dai 13 ai 17 anni».La vicenda della ricostruzione del Morandi, prosegue Rossi, «ha dimostrato che quando si vuole qualcosa la si può fare. Il modello Genova va preso in considerazione anche per i porti.

Basterebbe attribuire i poteri del commissario ai presidenti delle Autorità di sistema portuale per un periodo sperimentale di 3 o 5 anni. E sono sicuro che i problemi burocratici si sbloccherebbero. Le Adsp riuscirebbero così a spendere il miliardo di euro che hanno nelle casse e a creare un circolo virtuoso che permetterebbe di generare investimenti, nel privato, pari ad almeno un altro miliardo. Non dimentichiamo, poi, che gli investimenti sulle banchine ne portano altri su ferrovie, strade e industria nonché sulla tutela dell'ambiente».

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