Appalti

Appalti: costruttori contro il rating di impresa «penalizzante». Anac: accuse infondate

Botta e risposta tra costruttori e fonti dell'Autorità. Parte in salita il nuovo tentativo di istituire un sistema bastao sulla reputazione delle imprese

di Mauro Salerno

Imprese contro il nuovo tentativo dell'Anticorruzione di proporre un «rating di impresa» per valutare i concorrenti alle gare d'appalto pubbliche, come previsto dal codice dei contratti. Dopo un primo tentativo andato a vuoto un paio di anni fa, l'Anac si è rimessa a lavorare su un nuovo testo che però non piace alle imprese, coinvolte in primo giro di consultazioni. In un durissimo documento tutta la filiera delle costruzioni contesta l'impostazione «inaccettabile» del metodo di valutazione della reputazione delle aziende «perché viziata - scrivono le imprese - dal pregiudizio nei confronti delle imprese del settore». «Accuse infondate», replicano dagli uffici dell'Anac. Quello sottoposto agli operatori sarebbe solo un documento preliminare di lavoro e dunque aperto ai suggerimenti e alle modifiche.

Sarà anche così. Ma, intanto, la durezza del primo confronto fa capire come il nuovo tentativo di arrivare a un metodo di valutazione della reputazione guadagnata sul campo dai costruttori, e da spendere sul mercato, sia (ri)partito con il piede sbagliato.
Emblematico il fatto che, in un segmento economico dove solitamente ogni comparto custodisce gelosamente i propri confini, il documento contro il nuovo tentativo di approdare a un rating di impresa sia stato firmato da praticamente tutte le prinicpali sigle del settore (Ance, Anaepa Confartigianato, Assistal, Cna costruzioni, Confapi Aniem, Confcooperative, Legacoop produzione e servizi, Oice e Ucsi)

Le contestazioni delle imprese: no alla patente a punti
Le imprese contestano il fatto che nel documento preparato dall'Anac il rating non sia impostato «su parametri oggettivi e misurabili», ma lasciato sostanzialmente agli apprezzamenti delle stazioni appaltanti, «che sulla base di meri giudizi soggettivi possono determinare pericolose alterazioni della concorrenza e delle gare» oltre che sbilanciare ulteriormente i rapporti a favore delle Pa. I costruttori contestano l'intenzione di attribuire al rating una «funzione di moralizzazione del settore», con un il rischio di confondere il rating con le cause di esclusione dalle gare già normate dall'Europa e dal codice in modo tassativo. Bocciata anche la logica della «patente a punti» che non premia i migliori, ma consente solo di evitare penalizzazioni.

Il tutto, fanno notare le imprese, in assenza di uno die pilastri previsti dal codice appalti per bilanciare i rapporti tra privati (qualificati) e Pa (dotate di ampi poteri discrezionali): la qualificazione delle stazioni appaltanti. A fronte di questa lacuna e «del processo di destrutturazione e depauperamento delle professionalità tecniche all'interno della pubbliche amministrazioni in atto da almeno 20 anni», per le imprese «non sembra né logico né opportuno attribuire a queste stazioni appaltanti ulteriori oneri valutativi, peraltro molto delicati, idonei peraltro a riflettersi nei rapporti dell'impresa con tutte le stazioni appaltanti, oltre a quella emittente il giudizio». L'unica soluzione per le associazioni sarebbe allora quella di istituire un «rating premiante, facoltativo, da utilizzare nell'ambito della qualificazione Soa», come «indice moltiplicatore dei requisiti posseduti» dalle aziende.

Anac: accuse infondate, documento di lavoro modificabile
Dall'Anac non arrivano risposte ufficiali. Ma la presa di posizione delle imprese contro il documento di studio sul rating di impresa non ha lasciato indifferenti gli uffici dell'Autorità dove le accuse di voler istituire uno strumento penalizzante per il settore vengono ritenute non fondate. Le fonti dell'Autorità fanno osservare, innanzitutto, che quello cui fanno riferimento le associazioni è solo un documento preliminare di lavoro. E che è stato elaborato e sottoposto agli stakeholder nelle settimane scorse (come da prassi) per raccogliere opinioni: pertanto è suscettibile di modifiche.

L'Autorità, viene fatto notare, è consapevole della difficoltà di pervenire a una efficace applicazione dell'istituto. Proprio per questo motivo, viene spiegato, la settimana scorsa il Consiglio ha deliberato l'avvio di un progetto sperimentale per mettere a punto, con la collaborazione di alcune amministrazioni, primi metodi di rating di impresa. Naturalmente, fanno presente all'Anac, tutto ruota intorno alla qualificazione delle stazioni appaltanti, prevista dal Codice del 2016 con un decreto governativo ma mai attuata: è da lì che potrà eventualmente giungere un contributo determinante. Tra le intenzioni dell'Autorità vi è anche quella di sollecitare un coordinamento con le norme relative al rating di legalità rilasciato dall'Antitrust.

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