Appalti

Il regolamento appalti si apre al Bim: il Mit studia incentivi per spingere l'innovazione

Le indicazioni del Dm 560/2017 bocciato dal Consiglio di Stato saranno recuperate nel nuovo regolamento unico. Oice: nel 2019 478 bandi con richiesta di modellazione digitale

di Mauro Salerno

Il regolamento appalti apre le porte al «Building information modeling», la soluzione progettuale di ultima generazione che consente lo scambio di informazioni in tempo reale e l'arricchimento di ogni elemento del progetto di tutti dati utili a una corretta esecuzione in cantiere e a una gestione efficiente dell'opera realizzata.

Dopo l'iniziale lacuna, la bozza cui sta lavorando la commissione di 13 esperti nominata dal Mit sarà integrata da tutti i riferimenti necessari alla diffusione delle nuove piattaforme di progettazione digitale. La strada prescelta sarebbe quella di recuperare nel nuovo regolamento unico i contenuti del Dm 560/2017 - che ha stabilito tra l'altro il cronoprogramma dell'introduzione obbligatoria della progettazione Bim per le opere pubbliche - all'interno dell'articolato del regolamento attuativo del codice appalti. In questo modo, verrebbe anche superata l'impasse legata alle obiezioni sollevate dal Consiglio di Stato sulla legittimità del decreto Bim del 2017. Insieme al recupero dei riferimenti alla modellazione digitale il ministero sta anche studiando la possibilità di inserire una serie di incentivi per agevolare la diffusione del Bim nel mercato. «Il processo di innovazione - ha spiegato Giuseppe Catalano, coordinatore della Struttura tecnica di Missione del Mit, intervenendo al convegno organizzato a Roma dall'Oice sul Bim - va accelerato non frenato».

«Senza indicazioni sul Bim il nuovo regolamento non sarebbe al passo con i tempi», ha sottolineato il provveditore delle opere pubbliche di Lombardia e Emilia Romagna Pietro Baratono. Baratono - che ha presieduto la commissione incaricata di scrivere il regolamento Bim del 2017 - si è anche soffermato sugli incroci chiave tra nuovo regolamento e Bim. «Penso ai livelli di progettazione, alle regole su capitolati e contratti, all'esecuzione del contratto e al ruolo dei Rup e del direttore dei lavori».

Intanto, obblighi normativi o meno, l'uso del Building information modeling continua a diffondersi nel mercato della progettazione e dei lavori pubblici italiani. Secondo il report presentato ieri dall'associazione delle società di ingegneria (Oice) a Roma nel 2019 sono stati pubblicati 478 bandi Bim. «In valore - segnala l'associazione - si tratta di 296,3 milioni di euro, rispetto al totale di 1.502 milioni di tutto il mercato dei servizi di ingegneria e architettura (il 19,7% del totale ). Di rilievo il balzo rispetto all'anno precedente: +58,4% dopo l'impennata del 236,9% fatta segnare nel 2018. Dati che, segnala il presidente Oice Gabriele Scicolone, dimostrano come il Bim sia ormai «una realtà affermata nel mercato» che però, proprio per questo «ha bisogno di regole stabili e certe». «La sicurezza e la sostenibilità ambientale devono essere due punti fermi nella progettazione degli edifici - ha aggiunto Francesco Lupoi, partner dello Studio Speri -. da questo punto di vista la progettazione Bim offre ampie garanzie»

Poter contare su un quadro chiaro aiuterebbe anche le stazioni appaltanti, che rischiano di rappresentare l'anello debole lungo la catena dell innovazione. Di fronte agli sforzi fatti dalle grandi stazioni appaltanti come Rfi o Anas (che sta faticosamente implementando un sistema Bim nella propria organizzazione progettuale) non ci sono evidenze di quanto sta (o non sta) accadendo negli uffici gare e progettazione dei Comuni, specie quelli di media e piccola dimensione. Il rischio è che senza un piano di incentivi e di monitoraggio, la diffusione del Bim certificata dai dati sui bandi di gara finisca per rispondere più a logiche obbligo normativo o di «"moda" che di reale esigenza», sottolinea Francesca Federzoni, consigliere Oice e presidente di Politecnica.

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