Appalti

Milano-Cortina, 46 grandi opere per le Olimpiadi invernali

Fra gli interventi essenziali spicca il potenziamento dello scalo di Malpensa

di Sara Monaci

Allegato al dossier sulle Olimpiadi invernali 2026 di Milano e Cortina c’è un (possibile) elenco di 25 opere «essenziali», 13 «connesse» e 3 «di contesto» che aspettano di essere realizzate in Lombardia. A queste si aggiungono le 21 opere definite «principali» dalla Regione Veneto (più decine di opere venete considerate «secondarie»).

Tra le essenziali spiccano per importanza il potenziamento del terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa; l’adeguamento logistico e tecnologico del collegamento da Malpensa alla stazione Centrale di  Milano; l’acquisizione di dieci treni per il potenziamento dei collegamenti Milano-Sondrio-Tirano. Tra quelle connesse ci sono il collegamento Lecco-Bergamo, la Pedemontana lombarda, il prolungamento della metro 4 di Milano da Linate a Segrate. Per il Veneto vanno invece realizzate, fra le varie infrastrutture, la variante di Longarone, la Variante di Cortina, il collegamento ferroviario Verona Porta Nuova-aeroporto Catullo, la linea ferroviaria Mestre- Castelfranco.

Questa almeno la volontà delle Regioni Lombardia e Veneto, i cui governatori hanno scritto al ministero delle Infrastrutture affinché il miliardo messo a disposizione per l’evento non venga solo impiegato per le opere di competenza di Anas e Rfi ma anche per quelle individuate dalle istituzioni e delle partecipate locali. L’elenco infatti prevede sia infrastrutture in fase di rifacimento da parte delle società statali, sia quelle che rientrano sotto la giurisdizione delle Regioni, o delle concessionarie regionali, o di società a partecipazione regionale come Ferrovie Nord Milano.

Gli elenchi sono stati inviati alla ministra Paola De Micheli, che dovrà probabilmente individuare le priorità. L’importante, spiegano i vertici del Pirellone, è che non tutte le risorse aggiuntive per l’evento del 2026 vengano “assorbite” dentro l’accordo di programma pluriennale di Anas e Rfi, e che, al contrario, rimangano in buona parte a disposizione dei territori. Le Olimpiadi invernali, come accaduto per altri grandi eventi (ultimo dei quali l’Expo di Milano del 2015), sono viste come l’occasione per portare a termine lavori utili alle regioni.

Da qui nasce dunque la distinzione - simile a quella già sperimentata durante l’Expo - tra opere essenziali, connesse e di contesto. Le prime servono immediatamente per l’evento, mentre il resto potrebbe avere una ricaduta positiva per un tempo più lungo. Come ha spiegato il governatore lombardo Attilio Fontana nella lettera alla ministra De Micheli, «la prima categoria (opere essenziali) riguarda le opere per l’accessibilità la cui realizzazione è prevista dal dossier di candidatura o che si rendono necessarie per rendere efficienti e appropriate le infrastrutture esistenti individuate nel dossier di candidatura come quelle che danno accessibilità ai luoghi olimpici; la seconda categoria (opere connesse) sono le opere necessarie per connettere le infrastrutture individuate nel dossier di candidatura; la terza categoria (opere di contesto) sono le opere la cui realizzazione integra il sistema di accessibilità ai luoghi olimpici e alle altre localizzazioni che verranno interessate direttamente o indirettamente».

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