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Imprese/2. Carlyle scrive al Cda di Maccaferri. Sfida Oxy e tenta l'affondo sul gruppo

Il fondo Usa invia una lettera: write off del bond e nuova finanza al gruppo

di Carlo Festa

È forse a una fase di svolta la trattativa per il salvataggio del gruppo Maccaferri. Ormai sono restati soltanto due soggetti in corsa per portare in acque sicure la conglomerata industriale controllata dalla famiglia Maccaferri: da una parte il colosso degli investimenti alternativi Carlyle e, dall'altra, la cordata di due investitori, Oxy Capital e Hps.Qualche giorno fa c'è stato un evento che potrebbe dare una svolta alla situazione. Carlyle Strategic Partners, che detiene assieme ad altri due investitori oltre il 51% del bond di Officine Maccaferri con scadenza 2021, ha scritto una lettera al board dell'azienda. C'è da rilevare che, negli scorsi mesi, proprio Carlyle ha infatti rilevato parte dei 190 milioni di euro del prestito obbligazionario di Officine Maccaferri, quotato all'ExtraMot. Fino a qualche giorno fa la strategia dell'investitore era ancora nascosta, ma dopo la lettera al Cda è chiaro il progetto.Carlyle, nella comunicazione, avverte che sul bond, per contratto, l'escussione delle garanzie si attiva automaticamente.

Per evitare questa accelerazione, il fondo Usa offre quindi come soluzione il write off del debito esistente (escluso quello bancario) di Officine Maccaferri e, all'interno di un piano più ampio, un'iniezione di nuova finanza nella stessa Officine Maccaferri e in Seci, la holding di controllo del gruppo che a cascata possiede la società di ingegneria meccanica Samp. Ora bisognerà vedere cosa decideranno gli azionisti del gruppo Maccaferri. Una decisione andrà presa entro il 4 febbraio, data in cui è stata fissata l'udienza dal Tribunale di Bologna per il piano di rilancio nell'ambito del concordato in continuità, che coinvolge la capogruppo Seci e altre tre società operative. Ma sul tavolo c'è anche un'altra offerta, quella della cordata formata da Oxy Capital e Hps. Prima di Natale i due investitori hanno infatti presentato all'advisor Rothschild un'offerta vincolante per il salvataggio dell'intero gruppo Maccaferri, prevedendo nuova finanza per 200 milioni di euro.Da prendere in considerazione, per valutare le due offerte a confronto, ci sono diversi aspetti. Tra gli elementi cruciali, al vaglio sia del board del gruppo sia del Tribunale, c'è da capire quale delle due offerte meglio riuscirà a tutelare tutti i creditori del gruppo. Su questo e su altri fronti si giocherà l'esito della partita, che sembra ormai a conclusione.

Il gruppo Maccaferri ha aperto a inizio giugno 2019 la procedura di concordato con riserva per Seci holding, la cassaforte con cui la famiglia Maccaferri controlla il gruppo. Sotto i riflettori c'è anche Seci Energia, la sub-holding del comparto energetico. Successivamente è stato chiesto il concordato anche per la società di costruzioni Sapaba, il produttore di zucchero Sadam, per la società di factoring Felsinea Factor, per Enerray e per Samp, società di ingegneria meccanica. Nel piano allo studio il salvataggio riguarderà Officine Maccaferri, Seci e Samp, mentre le altre aziende saranno cedute. Nel perimetro Manifatture Sigaro Toscano resterà in Seci.Il gruppo Maccaferri ha chiuso il 2017 con un fatturato di 1,04 miliardi di euro, 118 milioni di ebitda e un debito di 750 milioni, contratto per la maggior parte con Banca Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm e che comprende anche il bond di Officine Maccaferri. Nel frattempo, proprio ieri, è stato nominato Lapo Vivarelli Colonna a Ceo di Officine Maccaferri.

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