Appalti

Autostrade, revoca dopo l’Emilia: De Micheli aspetta il rilancio di Aspi

La decisione finale su Autostrade in Consiglio dei ministri non arriverà prima delle elezioni, ma si intravedono timidi spiragli per una trattativa

di Manuela Perrone

La decisione finale su Autostrade in Consiglio dei ministri non arriverà prima delle elezioni in Emilia Romagna. E anche se i segnali lanciati dal premier Giuseppe Conte vanno tutti nella direzione di una revoca della concessione, definita ancora ieri da una fonte qualificata del M5S come «una questione di vita o di morte per il Governo», si intravedono timidi spiragli per una trattativa. Come la disponibilità di Atlantia, la holding che controlla Aspi e che ha visto di nuovo il titolo scivolare in Borsa (-2,6%), «a discutere un’eventuale riduzione dei pedaggi», riaprendo il tavolo sulla revisione della concessione interrotto a metà novembre. Disponibilità che giunge dopo i tanti messaggi distensivi degli ultimi giorni del presidente di Edizione Holding, Gianni Mion.

Certo è che al ministero delle Infrastrutture guidato da Paola De Micheli (Pd) è chiusa l’istruttoria sulle inadempienze di Autostrade in relazione alla tragedia del ponte Morandi, costata la vita a 43 persone. Si sta scrivendo la relazione che sarà condivisa in Cdm. E, a meno di sorprese (un rilancio vero da parte di Aspi che possa far ammorbidire la linea Cinque Stelle), la proposta di revoca o di caducazione della concessione sarà approvata subito dopo il test emiliano, con la contrarietà di Italia Viva. «Chi vuol fare la revoca - ha ribadito Matteo Renzi a Porta a Porta - deve avere le carte in regola e non deve farlo per prendere un like sui social, sennò costringe i nostri figli e nipoti a pagare decine di miliardi ad Autostrade. Ci vuole una base giuridica». È proprio la resistenza dei renziani a consigliare di bypassare il 26 gennaio: prima del voto i dem vogliono evitare il fuoco degli ex compagni di partito.

L’asse principale lungo il quale si prepara il verdetto è quello tra Palazzo Chigi e il Mit. Ma pure a Via XX Settembre sono in corso riflessioni, anche se il ministro Roberto Gualtieri si è limitato a sottolineare: «Attendiamo la conclusione della procedura in corso da parte del Mit». Due gli elementi sotto osservazione. Uno è pratico: la necessità valutare quanto rischia di sborsare davvero l’Esecutivo in caso di contenzioso, se i 7 miliardi auspicati grazie alla norma nel decreto Milleproroghe o i 23 stimati in base alla convenzione. L’altro è politico: le ricadute della revoca in termini di credibilità del Paese.

La Commissione Ue ha ricevuto la lettera con cui Atlantia ha denunciato la presunta violazione nel Milleproroghe del principio comunitario del «pacta sunt servanda». A breve sarà inviata anche una missiva degli investitori esteri della società. Oggi la ministra De Micheli è attesa in audizione alla Camera. Ci sarà anche Aiscat, l’associazione dei concessionari, affiancata da un pool di cinque costituzionalisti pronti a dare battaglia. E ci sarà Anas, che secondo l’articolo 35 del decreto può subentrare nella gestione «in caso di revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade».

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