Appalti

Cmc, a Mereghetti il compito di traghettare la cooperativa da 6mila dipendenti verso la ripresa

di Natascia Ronchetti

In attesa dell’omologa, che potrà esserci solo dopo l’adunanza dei creditori chirografari prevista l’11 marzo del 2020, CMC di Ravenna offre una nuova sponda agli istituti di credito e alle compagnie assicurative per accelerare anche l’uscita dalla crisi che nel dicembre del 2018 l’ha portata a chiedere il concordato preventivo in continuità - approvato dal Tribunale della città romagnola nel giugno scorso - a causa di un passivo che ha superato i 2,1 miliardi. I creditori chirografari titolari di SFP (strumenti finanziari partecipativi) potranno infatti adesso convertirli in obbligazioni.

E questo permetterà prima di tutto a banche e assicurazioni di classificare in modo più adeguato i titoli nei loro bilanci. Una svolta per il colosso cooperativo delle costruzioni arrivata dall’assemblea dei soci, che la scorsa settimana ha deliberato di dare il via libera alla possibilità di conversione.

Il piano concordatario prevede infatti la soddisfazione dei creditori in prededuzione, di quelli privilegiati e dei fornitori strategici nell’arco di due anni. Per gli altri chirografari, invece, il piano ha fatto leva sugli SFP, che consentono dal 2021 al 2030 di ricevere i ricavi che si attendono dalla continuità aziendale e permettono anche di esercitare un ruolo nella governance con l’acquisizione di diritti amministrativi sia nel consiglio di amministrazione che nell’assemblea dei soci. Adesso arriva la nuova fase, sollecitata dagli stessi istituti di credito e dalle compagnie assicurative. Fase che dovrà essere gestita dal nuovo amministratore delegato, Davide Mereghetti, nominato ieri dal Cda e per lungo tempo uno dei manager storici di Unicredit, protagonista dei maggiori deal tra la banca e le maggiori dinastie del capitalismo italiano. A lui sarà affidato il compito di traghettare la maxi cooperativa, a cui fanno capo 550 soci e oltre seimila dipendenti tra Italia e resto del mondo, verso la ripresa. Anche a fronte di un portafoglio ordini che si aggira intorno ai 4,5 miliardi. «Con la conversione degli strumenti finanziari partecipativi in obbligazioni abbiamo recepito una esigenza che è stata manifestata dagli stessi istituti di credito e dalle assicurazioni», come confermano gli advisor economico-finanziari e legali.

Complessivamente ammonta a 1,8 miliardi il credito chirografo (e tra i creditori figurano oltre alle banche e alle compagnie assicurative anche i fornitori), somma che comprende anche 575 milioni di debito costituito da obbligazioni. Se gli SFP danno diritto al soddisfacimento di minimo il 10% del credito entro dieci anni (mediante la distribuzione della cassa disponibile ogni anno sulla base delle risultanze contabili), le obbligazioni avranno una durata di cinque anni e dovranno essere rimborsate alla scadenza. CMC è una cooperativa storica, è stata infatti fondata nel 1901.

Un gigante che sembrava essersi affrancato dalla crisi grazie soprattutto a un profilo internazionale. Oltre il 60% del suo fatturato è infatti generato dalle attività di costruzione all’estero (opera nel settore dei trasporti, delle opere idrauliche e irrigue, in quelle portuali e marittime) prevalentemente in alcune aree dove si è fortemente radicato nel corso degli ultimi quarant’anni, dall’Africa all’Asia.

Sul mercato nazionale è soprattutto presente nel mercato delle grandi opere pubbliche, anche nel settore ferroviario, in particolare per l’alta velocità.

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