Appalti

Ponte Morandi, il Tribunale del riesame di Genova contro Aspi: report falsi per risparmiare

di Raoul de Forcade

I mancati controlli e manutenzioni sui viadotti autostradali non sono frutto di «mera sciatteria o generica inadeguatezza bensì della precisa volontà di rendere false attestazioni», guidata, in particolare, da «una logica di risparmio sui costi di manutenzione». E anche i controlli sul ponte Morandi «vennero esclusi da Spea tramite prescrizioni specifiche». A palesarlo è il tribunale del Riesame di Genova (presidente Massimo Cusatti, estensori Simonetta Colella e Cristina Dagnino), nelle motivazioni, depositate ieri, del provvedimento con il quale aveva accolto le richieste del Pm riguardo alle misure di interdizione per 10 manager e tecnici di Spea, in merito ai falsi report sui controlli. Secondo il Riesame, la volontà di rendere false attestazioni valeva «a tacitare le esigenze di formale controllo senza dare conto della realtà di una sostanziale diuturna omissione, almeno dal 2013, dei doverosi controlli interni per la ricordata inaccessibilità delle strutture cave, o viene da dire, per l'eccessiva onerosità del ricorso ai presidi tecnici di un'appaltatrice esterna con cui superarli».

Avere «riportato, anzi ricopiato, nei rapporti trimestrali i medesimi difetti e voti dei verbali precedenti accampando la giustificazione che non si poteva entrare nei cassoni – sottolineano i giudici - integra una condotta di falso, per di più falso estremamente pericoloso. È stata fornita una posticcia copertura a gravissime inerzie fonte di potenziali, rilevantissimi, pericoli per la sicurezza dei trasporti e l'incolumità pubblica». Il tribunale sottolinea poi che «Aspi e Spea, legate al gruppo Atlantia e pertanto ai medesimi interessi della società controllante, paiono proiettati a una logica di risparmio sui costi di manutenzione per trasmettere l'immagine di efficienza della rete evitando sia impegnativi interventi di manutenzione sia drastiche decisioni dell'organo pubblico di controllo, come la chiusura di tratti autostradali».Anche «in pieno svolgimento delle indagini e dopo gli avvisi di garanzia – rileva il Riesame - si registrano comportamenti allarmanti in quanto non solo idonei a ostacolare attività istruttorie, ma anche rivelatori di personalità del tutto scevre dalla presa di consapevolezza della estrema gravità delle condotte tenute - pur dopo il crollo del viadotto Polcevera - e del tutto inaffidabili».

Riguardo ai viadotti Bisagno e Veilino, si legge, «le relazioni trimestrali registrano ammaloramenti e correlate votazioni estremamente ripetitivi nel corso del tempo anche a distanza di anni e anche da parte di ispettori diversi». In alcuni casi «si modifica un difetto o un ammaloramento senza cambiare il voto». Gli ispettori sentiti dagli investigatori hanno «ammesso espressamente di essersi limitati a riportare i numeri delle precedenti relazioni». Per i giudici le condotte contestate vanno «dalla deviata qualificazione della natura degli interventi, alla disinvolta attribuzione dei voti circa i difetti delle opere ammalorate, fino alla radicale omissione di ispezioni significative finendo sostanzialmente per occultare situazioni potenzialmente e concretamente pericolose per la viabilità e la sicurezza pubblica». Il tribunale parla di reati «gravi, commessi con ripetizione nel tempo, anche dopo il crollo del viadotto Polcevera, a dimostrazione» di «allarmante indifferenza» alle normative. Intanto Moody's ha tagliato il rating di Atlantia a Ba1 e ad Aspi a Baa3, con outlook negativo. Autostrade, da parte sua, ha comunicato che si sono concluse con esiti positivi le prove di carico sui viadotti Fado e Pecetti della A26 e le risultanze sono state trasmesse al Mit.

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