Appalti

Regolamento appalti/2. Ance: è ora di fermare scatole vuote e corsa ai fatturati

di Giorgio Santilli

«Semplificazione delle procedure ovunque possibile, più attenzione ai lavori pubblici con regole ad hoc per il settore e soprattutto un sistema di qualificazione delle imprese che combatta le scatole vuote e premi le aziende più strutturate, interrompendo la rincorsa al fatturato fine a se stessa e senza solidità. Ci vanno bene requisiti patrimoniali aggiuntivi per opere sopra i 20 milioni».

Gabriele Buia, presidente dell’Ance, ricorda le priorità per i costruttori che dal regolamento degli appalti si attendono soprattutto «un sistema di regole certe e stabili che crei finalmente un rapporto equilibrato fra pubblica amministrazione e settore privato, chiarisca bene diritti e doveri, a partire dai tempi di pagamento, superando gli squilibri che in questi anni hanno penalizzato proprio le aziende sane». L’Ance ha chiesto al governo di fare rapidamente il regolamento, entro la scadenza prevista per metà dicembre, «per evitare un vuoto normativo che ci preoccupa molto». Auspica «determinazione e volontà della commissione insediata al ministero per rispettare questi tempi». Su questo aspetto, per altro, una rassicurazione è arrivata dal ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli.

Non mancano per l’Ance questioni specifiche, come quella delle piattaforme telematiche per le gare delle centrali di committenza che «stanno venendo avanti in questo periodo e vanno risolte rapidamente e con chiarezza». Qui Buia è tranchante: «Non è ipotizzabile che i costi di queste piattaforme siano riversati sulle imprese che partecipano alle gare, come accade in molti casi che vediamo. Abbiamo anche vinto un ricorso al Tar su questo punto».

Ma insieme al regolamento, o forse addirittura prima, ci sono altre questioni urgentissime da affrontare. Due, in particolare: l’articolo 4 del decreto fiscale che impone il pagamento dei subappaltatori da parte delle amministrazioni committenti e la riforma del subappalto dopo la sentenza della Corte di giustizia Ue che dichiara illegittima la disciplina italiana con il tetto del 30%. Sul primo fronte «la limitazione alla somministrazione di manodopera non basta, il pagamento dei subappaltatori affidato alla Pa è un assurdo che ingolferà il settore». L’Ance chiede «una marcia indietro totale sulla misura» e offre però «tutta la disponibilità a un sistema di trasparenza che imponga di trasmettere i dati all’Agenzia delle entrate e faciliti i controlli».

Quanto al subappalto, «chiediamo che sia avviato subito un tavolo con il governo per riformare un istituto che abbiamo denunicato per primi anche davanti alla corte Ue».

C’è, in realtà, anche una terza emergenza: gli effetti prodotti dalla riforma della legge fallimentare contenuta nel decreto sulle crisi aziendali. «I parametri che generano l’alert sulla situazione finanziaria di una impresa, contenuti nelle norme - dice Buia - rischiano di mettere fuori mercato, in base alle nostre simulazioni, il 50 per cento delle imprese di costruzioni. Inutile dire che il primo effetto di quell’alert, che non è ancora una crisi vera e propria, è il blocco di ogni linea di credito da parte delle banche.Anche per questo abbiamo chiesto al ministro Patuanelli l’immediata attivazione di un tavolo di crisi».

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