Appalti

Investimenti/2. I comuni del Nord spingono: Friuli, Emilia e Piemonte in testa

di Gianni Trovati

Mentre i grandi cantieri nazionali continuano a produrre quasi esclusivamente discussioni politiche, ci sono investimenti pubblici che sono ormai ripartiti in modo (quasi) strutturale: si tratta degli investimenti comunali, che hanno beneficiato di una lunga cura di rianimazione, articolata in più fasi, e oggi mostrano una pioggia di segni più. Non dovunque, e non sempre allo stesso ritmo, ma la ripresa c'è. Ad animarla sono stati tre ordini di interventi: l'addio al Patto di stabilità prima, e poi l'accoppiata prodotta dallo sblocco degli avanzi, cioè dei "risparmi" accumulati in molti bilanci locali come effetto collaterale delle regole di finanza pubblica, e le norme che hanno importato in Italia il modello spagnolo fatto di finanziamenti piccoli e diffusi a pioggia, vincolati a un calendario stretto per la realizzazione degli interventi. Non proprio il massimo per l'autonomia progettuale degli enti locali, perché fondi, destinazione e tempi sono decisi a livello centrale. Ma il meccanismo funziona, e anche la legge di bilancio 2020 torna a puntarci.

I numeri mostrano le dimensioni della ripresa. A elaborarli è stata l'Ifel, la fondazione per la finanza locale dell'Anci che ieri ad Arezzo ha iniziato la propria Assemblea annuale confermando alla presidenza dell'Associazione il sindaco di Bari Antonio Decaro. Per abbracciare l'effetto combinato delle varie misure pro-investimenti il calcolo ha messo a confronto la spesa effettiva in conto capitale dei Comuni nel 2018 e primo semestre 2019 con i 18 mesi precedenti. Nella media nazionale, il raffronto fra i due periodi si traduce in un aumento del 7% negli investimenti. Ma è figlio di dinamiche molto diverse fra loro: perché i Comuni del Friuli Venezia Giulia possono vantare un'impennata del 32%, quelli emiliano-romagnoli viaggiano a ritmi di incremento del 16% e quelli piemontesi del 15%.

Forte l'accelerata anche in Toscana, Lombardia e Marche, mentre per incontrare la prima regione meridionale bisogna scendere all'ottavo posto della classifica con il +7% della Sicilia. Ma al Sud c'è anche chi frena ancora, a partire dalla Calabria (-17%).Ma gli investimenti in ripresa non esauriscono le preoccupazioni dei sindaci, riassunte ieri da Decaro in apertura dell'Assemblea Anci. Perché anche la spesa corrente ha i suoi problemi: i 560 milioni della spending review scaduta nel 2018 ma mai reintegrata, il rinnovo dei contratti del pubblico impiego che per i Comuni promette di costare 480 milioni, l'aumento dei fondi da congelare a garanzia delle mancate riscossioni e l'arrivo delle sanzioni (sempre sotto forma di fondi bloccati) per chi non riduce i debiti commerciali. Bastano queste misure per produrre un peso effettivo sui bilanci locali nell'ordine del miliardo e mezzo di euro. Mentre i sindaci rilanciano per un piano strutturale da dedicare a periferie e piccoli Comuni.

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