Appalti

Ponti e strade, «Controlli alle Università? Sul mercato operano già organismi indipendenti e accreditati»

di Mauro Salerno

Bene l'idea di affidare a soggetti indipendenti i controlli sulle opere pubbliche, ma prima di far scendere in campo le università bisogna guardare al mercato, ai soggetti che in base al codice appalti già operano nel campo delle verifiche di progetti e opere, anche in supporto alle stazioni appaltanti e sulla base di un meccanismo rodato da una applicazione ultradecennale delle norme sui lavori pubblici. È il commento che Confroma, la principale associazione di organismi di Certificazione, ispezione, prova e taratura (settore Tic, «Testing, Inspection, Certification») riserva all'idea vantilata di recente dalla ministra alle Infrastrutture Paola De Micheli, di voler affidare alle università il compito di validare i controlli fatti svolgere dalle concessionarie autostradali sulle infrastrutture in esercizio, come ponti e strade. Un modo per evitare un altro caso Spea, che ha evidenziato la fragilità di un sistema che permette di far verificare le opere a soggetti controllati dalle stesse società che gestiscono le infrastrutture.

«L'idea di affidare i controlli a soggetti indipendenti - spiega Paolo Salza, presidente di Conforma - ci trova assolutamente d'accordo. Indipendenti vuol dire lontani dal committente, dal progettista e dal costruttore dell'opera. Questo è un principio corretto e che noi supportiamo». Conforma non entra nel merito neppure della scelta di indicare le Università («sono dei centri di competenza»), che nelle intenzioni annunciate dalla ministra dovrebbero svolgere le attività di verifica a rotazione. «Quello che noi teniamo a precisare - aggiunge - è che se andiamo in cerca di competenza, conoscenza del settore e presenza sul territorio esiste oggi un settore industriale, composto dagli organismi di controllo accreditati, che è già pronto ad eseguire queste verifiche».

Già oggi, gli organismo di controllo accreditati in base alle norme ISO 17020 di Tipo A, cui già sono obbligatoriamente demandate le attività di verifica dei progetti delle opere pubbliche di importo superiore a 20 milioni (articolo 26, comma 6, Dlgs 50/2016).

«In quel caso parliamo di validazione del progetto - sottolinea Salza - ma le nostre svolgono anche attività di assistenza al responsabile del procedimento (Rup), di alta sorveglianza, concetto molto vicino alla direzione lavori, e di collaudo. Chiaramente questo tipo di competenza consente di svolgere anche attività sulla manutenzione delle opere».

Per Conforma c'è anche un altro aspetto da considerare. «Gli organi di controllo accreditati sono abilitati in base a norme internazionale da Accredia - spiega il presidente dell'associazione - , l'ente unico di accreditamento italiano, che è sorvegliato dal ministero dello Sviluppo economico. Mentre negli organi direttivi di Accredia siedono ben nove ministeri». Questo significa che «di fatto l'amministrazione che emana le norme che l'infrastruttura risponda a requisiti di sicurezza a tutela dei cittadini controlla Accredia che a sua volta abilita gli organismi che dovrebbero essere chiamati a effettuare le verifiche».

Fin qui tutto chiaro. Qualche dubbio resta invece sulla praticabilità della scelta di affidare alle università compiti come quelli suggeriti dalla ministra De Micheli senza passare per una regolare gara pubblica. L'idea di basarsi su convenzioni per l'assegnazione agli Atenei di verifica delle opere pubbliche è già stato al centro di un caso risolto dalla Corte Ue (verifica della vulnerabilità sismica degli edifici in uso all'Asl di Lecce) , secondo cui è sì possibile affidare alle università (che dimostrano di averne i requisiti) questo tipo di compiti, ma senza violare le norme a tutela della concorrenza: vale a dire partecipando come tutti gli altri operatori privati a una gara.

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