Appalti

Dl Fisco, Gualtieri apre a una revisione della stretta sugli appalti. Ance: costa 250 milioni alle imprese

di Mauro Salerno

Il Governo è pronto a modificare la norma del decreto fiscale con la nuova stretta sulle ritenute in appalti e subappalti, che ha scatenato le proteste degli imprenditori. Tra questi per primi i costruttori che giusto ieri, in un'audizione alla Camera sul decreto fiscale hanno ribadito la richiesta di abrogazione dell'articolo 4 del decreto che prevede che il versamento delle ritenute per i lavoratori dipendenti impiegati negli appalti e subappalti venga effettuato direttamente dal committente.

Forse non si arriverà a un'abrogazione, ma un'apertura nei confronti di una revisione della norma, con maggiore attenzione alle conseguenze per il mercato e le imprese è arrivata ieri dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, ascoltato sempre sullo stesso decreto dalla Commissione Finanze di Montecitorio.

«Siamo pronti a dialogare con le associazioni di categoria e con il Parlamento per migliorare la norma ed essere certi che, da un lato sia in grado di colpire in modo più efficace, più mirato, gli illeciti, che sono estremamente diffusi e dall'altro lato circoscrivere meglio l'ambito di applicazione», ha detto il ministro. Tra le proposte di miglioramento Gualtieri ha annunciato l'idea «di circoscrivere l'applicazione alla somministrazione di manodopera, invece che a tutti i meccanismi di appalto e subappalto e affidamento e magari ampliando l'ambito delle clausole di esclusione che già esistono».

Ance: la norma costa 250milioni alle imprese
La stretta su ritenute e compensazioni in appalti e subappalti disposta dal Dl fisco «determinerà per le imprese operanti nel settore delle costruzioni un maggior costo di circa 250 milioni di euro all'anno, a fronte di un recupero di evasione atteso da tutti i settori produttivi, di circa 127 milioni di euro l'anno». Lo ha denunciato il vicepresidente Ance con delega economico-fiscale-tributario, Marco Dettori, nel corso dell'audizione sul provvedimento nella commissione Finanze della Camera. «Un importo enorme - viene fatto rilevare - che appare quindi del tutto ingiustificato e che si aggiungerà ad una situazione già fortemente compromessa dall'operatività di meccanismi quali lo "split payment", che drena alle imprese circa 2,4 miliardi di liquidità e i ritardati pagamenti dei corrispettivi contrattuali da parte delle pubbliche Amministrazioni, che incidono per ulteriori 8 miliardi».

Forte anche l'allarme sul tema degli indici di crisi delle imprese in vista della definizione delle nuove procedure di allerta. Per l'Ance, occorre prevedere un periodo sperimentale, rinviando l'entrata in vigore dei nuovi indici, «che devono tenere conto delle specificità delle aziende di costruzione, per le quali l'eventuale squilibrio patrimoniale va valutato su più anni, rinviando anche il termine per la nomina degli organi di controllo e dei conseguenti adeguamenti statutari».

Dettori ha invece definito «positivo il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi, estremamente importante come strumento di politica industriale soprattutto per le imprese del comparto delle costruzioni, che senza la presenza di una garanzia pubblica, non riescono ad accedere alla liquidità necessaria per avviare nuovi investimenti».

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