Appalti

Gronda di Genova, è già lite tra Pd e Movimento Cinque Stelle

di Giorgio Santilli

Non era difficile prevedere che il no dell'analisi costi-benefici del ministero delle Infrastrutture alla Gronda di Genova avrebbe scatenato la bagarre a tutto campo. Tutto il mondo produttivo contro il ministro Toninelli a difesa dell'opera da 4,75 miliardi, la concessionaria Aspi durissima nella replica al ministro, il governatore della Liguria Toti pure («una relazione patacca è l'ultimo colpo di coda»). E non manca neanche lo scontro fra M5s e Lega che ha alimentato il copione della politica degli ultimi 14 mesi. Ma la partita politica esplosiva che subito si infiamma e fa prefigurare scenari futuri di altissima tensione è quella fra M5s e Pd. Anche questa è tradizionale, se si pensa alla Tav e al Tap, ma ora si parla di due possibili alleati di governo. Sul territorio se le danno di santa ragione (si veda l'articolo sotto) ma soprattutto la bagarre piomba direttamente sulle trattative romane per il nuovo governo, a conferma che il matrimonio presenta molte e pesanti aree di difficoltà. In mattinata, a bagarre scoppiata, Danilo Toninelli prova a metterci una pezza.

«La Gronda – dice – si farà e grazie al lavoro istruttorio del Mit sarà realizzata nei termini in cui è davvero utile a Genova e a tutti i cittadini italiani. La Lega taccia e badi a recriminare contro se stessa, perché mandando all'aria il Governo del cambiamento, ha fatto harakiri e si è messa da sola fuori dai giochi. Ora sarà il M5S a condurre avanti da solo le tante riforme e gli interventi che servono a beneficio di tutto il Paese». Quello che il ministro non dice è che i lavori previsti per il 2020 saranno destinati a slittare anni se bisognerà modificare il progetto e ricominciare iter autorizzativi (compresa la valutazione di impatto ambientale) lunghissimi. Dal Pd parte la bordata. A darla è il più autorizzato a parlare sul tema nella stagione Zingaretti: Roberto Morassut, responsabile per le Infrastrutture nella segreteria del partito, esperienza di lungo corso nei settori delle opere pubbliche e dell'urbanistica (è il padre del piano regolatore veltroniano di Roma).

«Il Pd – dice – vuole un Paese che cresca e in cui le opere necessarie alla crescita si facciano. In un rapporto condiviso con i territori, attraverso un dibattito pubblico ma con delle decisioni finali. La Gronda è una di queste opere e secondo noi va fatta. La posizione dell'ex ministro Toninelli, oltre che inutile, è un segnale che non favorisce il dialogo per quel governo di svolta e di riforme che noi chiediamo. Ci domandiamo se queste affermazioni sono isolate ed estemporanee esternazioni dell'ex Ministro o la linea del Movimento».In ballo c'è la trattativa per il governo ma anche un'opera che è stata fortemente voluta dal Pd: l'accordo con Bruxelles per garantirne il finanziamento attraverso prolungamento della concessione porta la firma di Graziano Delrio. Accordo che Toninelli non ha mai tradotto in decreto.Scende in campo anche Confindustria. «In un momento così delicato per la vita del Paese – istituzionale, politico ed economico – il tentativo di compromettere un progetto come la Gronda, strategico e vitale per Genova e l'Italia, appare illogico e irresponsabile», dice la nota confindustriale, che continua: «Di tutto abbiamo bisogno tranne che di creare nuovi alibi per impedire o ritardare la realizzazione di infrastrutture fondamentali per il ripristino di una viabilità che consenta a cittadini e imprese di recuperare livelli minimi di agibilità».Infine c'è il capitolo dello scontro fra Toninelli e Aspi.

La concessionaria: «L'analisi costi-benefici della Gronda – dice una nota – è caratterizzata da errori macroscopici, soluzioni tecniche irrealizzabili, valutazioni dei dati del tutto arbitrarie che ritarda un progetto valido». Autostrade per l'Italia (gruppo Atlantia) rileva peraltro che a ben leggere e nonostante «l'uso assolutamente non corretto dei parametri» le carte «l'analisi è positiva» e si riserva azioni legali a propria tutela. In serata la replica di Toninelli. «Le dichiarazioni di Aspi – dice una nota del Mit – sono venate di toni inaccettabili da parte di chi dovrebbe innanzitutto ricordare quali sono i rispettivi ruoli: da una parte c'è lo Stato concedente e dall'altra un concessionario privato che gestisce pro tempore un asset pubblico. Già solo questo dovrebbe suggerire atteggiamenti ben diversi».

L'analisi costi benefici

Scheda

Progetto

Analisi costi-benefici dell'opera

Analisi costi-benefici delle soluzioni alternative

Analisi giuridica

L'analisi costi-benefici del Mit

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