Appalti

Astaldi, si lavora al provvedimento di omologa per l’ammissione al concordato in continuità

di L. G.

Il sigillo di Cassa Depositi e Prestiti e di Salini Impregilo non completa l’iter per dare il via libera definitivo all’intervento su Astaldi e quindi a Progetto Italia. Questo nella misura in cui mancano i passaggi tecnici in Tribunale ma anche un ultimo ostacolo da superare.

Riguardo quest’ultimo aspetto, nei giorni scorsi alcune banche minori hanno deciso di sfilarsi dall’impegno rispetto alla necessaria ricapitalizzazione su Salini Impregilo. In particolare, è previsto che su un ammontare complessivo di 600 milioni di aumento di capitale del general contractor gli istituti di credito contribuiscano nel loro insieme per 150 milioni. Tuttavia, prima Bnl-Bnp Paribas e poi Mps hanno deciso di non partecipare alla manovra equity e poi Banco Bpm ha ridotto il suo iniziale impegno da 15 a 9 milioni. In conseguenza di ciò, sono state raccolte adesioni per 109 milioni. Mancano dunque all’appello 41 milioni. Una somma che, rispetto alla portata dell’operazione, è evidentemente marginale ma che, si racconta, salvo ripensamenti dell’ultima ora da parte di Banco Bpm, probabilmente verrà coperta principalmente dai due istituti maggiori. In virtù di ciò, c’è stato qualche rallentamento sul fronte della firma del contratto di investimento da parte delle banche. Ma lo scoglio dovrebbe venir aggirato in tempi piuttosto rapidi. E a quel punto il dossier Progetto Italia dovrebbe arrivare anche al Tribunale di Roma.

A riguardo, una volta che il cda di Astaldi, riunito ieri sera, ha verificato che sono venuti a mancare tutti gli elementi ostativi alla validità dell’offerta Salini Impregilo, che di fatto erano legati al sigillo di Cdp e a quello delle banche, i commissari, stando a fonti vicine alla società, potranno portare le carte in Tribunale.

Ciò dovrebbe avvenire oggi o al più tardi domani in mattinata. A quel punto il Tribunale di Roma potrà procedere con l’analisi del dossier e se lo riterrà opportuno entro metà della prossima settimana potrebbe emettere il provvedimento di omologa per l’ammissione di Astaldi al concordato in continuità.

Si tratta di passaggi che, sulla carta, hanno natura principalmente tecnica ma fondamentali per dare il via libera all’operazione su Astaldi e quindi promuovere un intervento di sistema che in prospettiva rilanci il settore delle costruzioni. Un piano studiato a lungo per provare a salvare le numerose grandi compagnie finite in difficoltà nell’ultimo anno.

Un progetto, però, che non trova in alcun modo concorde l’Ance. L’Associazione nazionale costruttori edili, che già nelle settimane scorse aveva lanciato un messaggio apertamente contrario al piano, ieri è tornata a schierarsi: «Il pubblico deve restare fuori dal mercato: ho un enorme rispetto per le grandi imprese ma le aggregazioni si fanno in proprio», ha dichiarato il presidente dell’Ance Gabriele Buia. Buia chiede invece che Cassa Depositi e Prestiti garantisca il Fondo salva-opere per le imprese del settore che è previsto dal Dl crescita. «Questo sarebbe un investimento da parte di Cdp che prevede garanzie e quindi redditività». L’Ance pone poi il tema della concorrenza e si chiede quali garanzie avrà chi resterà fuori da un progetto sollecitando l’apertura di un tavolo industriale per tutto il settore delle costruzioni per un vero progetto di sistema «che dia una prospettiva al Paese».

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