Appalti

Progetto Italia, il piano arriva al cda di Salini Impregilo e Cassa depositi e prestiti

di Laura Galvagni

Dopo le serrate trattative degli ultimi giorni, dopo lo schema di accordo sulle azioni Salini Costruttori in pegno a Natixis, che vede Intesa Sanpaolo impegnata a definire i nuovi termini del vincolo e dopo l’aggiustamento della governance con l’inserimento di un comitato strategico, Progetto Italia arriva sul tavolo dei consigli di amministrazione di Cdp e Salini Impregilo per l’approvazione.

Il primo board a riunirsi sarà quello della Cassa che all’ordine del giorno prevede un’informativa in merito al piano di rilancio del settore costruzioni con relativa potenziale delibera in merito. Successivamente, nel tardo pomeriggio, dovrebbe toccare al consiglio di Salini Impregilo. E a cascata dovrebbero mettere il sigillo anche le banche coinvolte nella maxi operazione che punta a sistemare un comparto che da qualche tempo sta affrontando una crisi difficilissima. Crisi che ha messo in ginocchio diverse società, prima tra tutte Astaldi, perno attorno a cui si dovrebbe realizzare il progetto di ristrutturazione.

I termini generali dell’intesa non sono mutati rispetto a quelli emersi nelle scorse settimane. Si parte appunto dal general contractor della famiglia Astaldi per il quale è previsto un primo aumento di capitale di 225 milioni riservato a Salini Impregilo, una seconda iniezione di liquidità da 100 milioni frutto della conversione in equity di una parte dei debiti e un possibile terzo intervento sufficientemente capiente per soddisfare i creditori chirografari non previsti.

Per far fronte a questa operazione, Salini Impregilo, dal canto suo, darà il via a una ricapitalizzazione da 600 milioni e otterrà la concessione di linee di credito per cassa e firma per 1,6 miliardi.

I mezzi freschi nel gruppo di costruzioni verranno iniettati grazie principalmente al supporto di Cdp Equity chiamata a investire fino a 250 milioni di euro. Altri 50 milioni arriveranno di fatto da Pietro Salini, 150 milioni dalle banche (dei quali 50 milioni da Intesa Sanpaolo ed Unicredit, 25 circa da Bnp Paribas-Bnl, 15 milioni dal BancoBpm mentre i rimanenti 10 milioni da Mps) e altri 150 milioni dal mercato con la garanzia di due banche straniere.

Per quanto riguarda invece la governance, la nuova Salini Impregilo avrà un board di 15 membri, dei quali nove saranno espressione di Salini, cinque della Cassa (incluso il presidente di garanzia) e uno su indicazione del mondo bancario. In questo contesto è anche previsto che venga individuato un comitato strategico che abbia però di fatto principalmente potere di indirizzo. L’amministratore delegato sarà invece Pietro Salini e Massimo Ferrari resterà general manager della nuova realtà.

Condizione chiave perché tutto questo si realizzi è che l’operazione Astaldi sia solo un primo step rispetto a un piano ben più ampio che vada a coinvolgere altre aziende in crisi (Condotte, Glf e Cossi), puntando anche sul sostegno di altri costruttori: i nomi che circolano sono quelli di Pizzarotti e Rizzani de Eccher, che avrebbero manifestato il loro interesse.

Rispetto alla possibilità che oggi sia davvero il giorno giusto perché la svolta si compia, diversi osservatori sono concordi nel dire che si sta lavorando in maniera puntuale per poter mettere il sigillo all’operazione. D’altra parte, il Tribunale di Roma aspetta un segnale in proposito in tempi rapidi. È previsto infatti che i commissari di Astaldi si presentino dal giudice per ottenere l’omologa al piano di concordato in continuità entro la fine di questa settimana. Di qui la volontà di provare a chiudere senza chiedere ulteriori proroghe al Tribunale. Non foss’altro perché la posta in gioco è alta: con Progetto Italia si punta a salvaguardare fino a 500 mila posti di lavoro nei prossimi tre anni, riattivare cantieri bloccati per 30 miliardi e bloccare ulteriori potenziali sofferenze per il sistema finanziario italiano.

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