Appalti

Progetto Italia/1. Costruttori contro: non tutela tutto il comparto. La replica: sulla concorrenza timori infondati

di Mauro Salerno

Costruttori contro il Progetto Italia, l'iniziativa che vede la Cassa depositi a fianco di Salini Impregilo per costruire un "campione nazionale" delle costruzioni attraverso l'aggregazione di alcune grandi imprese italiane, a partire da ex big come Astaldi e Condotte, finiti da tempo in crisi. A prendere ufficialmente posizione è stata l'assemblea dell'Ance, riunita ieri a Roma. «Sulla base degli elementi finora acquisiti - si legge nel comunicato diramato al termine dell'assemblea dell'associazione - , il Progetto Italia non garantisce la tutela dell'intero sistema imprenditoriale». Per questo, «pur condividendo l'obiettivo di creare un grande player internazionale che andrebbe a formarsi con l'accorpamento di alcuni gruppi industriali del settore delle costruzioni», fanno sapere i costruttori, « l'operazione non convince le imprese aderenti all'Ance per gli effetti sul mercato».

A preoccupare le piccole e medie imprese dell'Ance sono gli effetti sulla concorrenza che deriverebbero dall'ingresso sul mercato italiano di un colosso partecipato da Cassa depositi, con in prima fila Salini Impregilo (6 miliardi di fatturato) più quello che resta, di appetibile, degli altri grandi big del passato coinvolti nell'operazione, che dovrebbe essere chiusa entro la fine del mese.

Timori che i protagonisti dell'iniziativa respingono come infondati. Le imprese coinvolte nel progetto, viene sottolineato negli ambienti che stanno lavorando all'operazione, coprono soltanto il 4,2% del fatturato complessivo del mercato delle costruzioni italiane. Anche perchè buona parte dei ricavi viene conquistata all'estero. Mentre il piano industriale dell'iniziativa prevede la partecipazione a gare per appalti di dimensione non inferiore a 250 milioni di euro. Dunque, si rileva, fuori dal mercato contendibile delle Pmi.

«Stiamo dialogando, abbiamo fatto molto per le piccole medie imprese italiane, sia in Italia, sia all'estero (5,7 mld di ordini ad aziende italiane tra Salini e Astaldi negli ultimi 5 anni), faremo senz'altro di più con il Progetto Italia», è quello che viene riferito. Il segmento delle grandi opere «ha bisogno di grandi aziende, grandi disponibilità di garanzie e di referenze per competere nel mercato internazionale. Questa è la precondizione per garantire occupazione e continuità dei cantieri in corso e per dare prospettive alla filiera e alle piccole medie aziende che negli ultimi anni hanno sofferto una drammatica contrazione».

Negli stessi ambienti si sottolinea infine come i promotori del progetto abbiano «confermato la disponibilità ad aprire tavoli con tutti i soggetti rappresentativi della filiera».

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