Appalti

Cmc incassa l'ok al concordato e guarda a un «secondo polo» delle costruzioni

di Massimo Frontera

Ieri il Tribunale di Ravenna ha ammesso Cmc alla procedura di concordato preventivo, facendo seguito alla richiesta presentata lo scorso 8 aprile. Il piano concordatario - elaborata con la consulenza degli avvocati Fabrizio Corsini e Andrea Zoppini, Studio Trombone e Mediobanca - era stata approvata il 30 marzo dall'assemblea dei soci. «Si tratta di un passo molto importante ai fini dell'implementazione del Piano - commenta la coop ravennate in una nota - che attesta la validità della strada intrapresa e delle azioni messe in campo fino a questo momento dal management tutto e dal primari advisors impegnati sin dal primo momento». Il piano presentato dalla società, ricorda sempre il comunicato «prevede la continuità aziendale della Cooperativa e la soddisfazione integrale dei creditori in prededuzione, di quelli privilegiati e dei fornitori strategici, ma anche la soddisfazione parziale e non monetaria degli altri creditori chirografari con l'attribuzione di strumenti finanziati partecipativi».

Fuori da Progetto Italia, si guarda a «secondo polo»
«La società ha piena fiducia nelle importanti misure contenute nel piano concordatario ritenendo che la soluzione stand alone sia, ad oggi, la più coerente con l'attuale base sociale. In questa ottica, si comunica altresì che Cmc ha avviato una fase di riorganizzazione interna, volta ad efficientare e rilanciare le attività industriali di lungo periodo. Ne consegue pertanto che ogni ipotesi circolata in questi giorni sui media circa un coinvolgimento sotto varie forme al Progetto Italia è in realtà destituita di ogni fondamento». Così la nota della società dalla quale si deduce che la coop non entrerà nel perimetro di Progetto Italia, il polo dei grandi costruttori che si sta aggregando attorno a Salini Impregilo e con il sostegno di Cassa depositi e prestiti, Fondi vicine alla cooperativa fanno capire che la coop ravennate starebbe invece guardando con interesse a un «secondo polo» alternativo a Progetto Italia.

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