Appalti

Sblocca-cantieri, niente esclusioni dalle gare per le irregolarità fiscali non accertate

di Mauro Salerno

Il Parlamento fa marcia indietro sulla norma del decreto Sblocca-cantieri che ha introdotto la possibilità di escludere le imprese dalle gare d'appalto anche sulla base di irregolarità fiscali e contributive non acccertate in via definitiva. Le proteste delle imprese - che hanno denunciato subito i rischi di eccessiva discrezionalità legati a una clausola di questo tipo - hanno evidentemente superato le ritrosie legate al fatto che la norma era una delle tante richieste da Bruxelles con la lettera di messa in mora che ha aperto la procedura di infrazione sul codice appalti a inizio anno. Con l'approvazione di una serie di emendamenti analoghi - di maggioranza e opposizione - la misura che affidava alle stazioni appaltanti questa possibilità, decidendo, con motivazione, caso per caso è stata archiviata. Era stato lo stesso relatore del provvedimento Agostino Santillo (M5S) ad annunciare che si sarebbe andati in questa direzione «per una questione di equità» (vedi il quotididiano digitale del 15 maggio).

Ieri, le commissioni Ambiente e Lavori pubblici del Senato hanno lavorato praticamente senza sosta e fino a sera sugli emendamenti al decreto Sblocca-cantieri. Un calendario altrettanto fitto è atteso nei prossimi giorni, in attesa del pacchetto di emendamenti annunciati dal governo. La seduta di stamattina è stata però sconvocata. Resta la possibilità di tornare a riunirsi anche lunedì e martedì prossimi, quando il resto dell'attività parlamentare è sospeso per il voto europeo. È peraltro possibile che venga rinviato proprio a queste date l'approccio ai capitoli politicamente più spinosi nei rapporti interni alla maggioranza, cioè le norme sui commissari per accelerare le opere ferme e quelle sugli incentivi agli interventi di rigenerazione urbana.

L'obiettivo è quello di portare il testo in Aula il 28 maggio. Ma c'è già chi non esclude che ci potranno essere ulteriori slittamenti, anche se i tempi sono abbastanza stretti perché il provvedimento scade il 17 giugno e deve essere votato anche dalla Camera.
Le prime votazioni sull'articolo 1 del decreto - in cui si concentrano le modifiche al codice appalti che hanno l'obiettivo di semplificare le gare per i lavori pubblici - hanno portato diverse altre novità. Sarebbe invece ancora da trovare l'intesa finale su uno dei nodi principali, quello delle soglie per l'affidamento dei lavori senza gara (con procedura negoziata) che la Lega punta a riportare a un milione, come peraltro era previsto dal codice prima dell'entrata in vigore dello Sblocca-cantieri.

Una prima semplificazione per i piccoli appalti è intanto arrivata con la decisione di limitare solo agli interventi oltre la soglia Ue di 5,5 milioni il rispetto dei Criteri ambientali minimi (Cam), mentre entra nel codice l'obbligo di progettare le opere avendo sempre l'obiettivo di limitare al massimo il consumo di suolo e di valutare preventivamente l'opzione di riutilizzare il patrimonio immobiliare esistente e la rigenerazione delle aree dismesse. Quanto ai criteri di aggiudicazione delle gare non viene più cancellato, come invece prevede il decreto, l'obbligo di assegnare allo sconto proposto dalle imprese un massimo di 30 punti su 100 nelle gare all'offerta più vantaggiosa.

Subentro nei cantieri in crisi: stop della commissione Bilancio
È stato invece bloccato dal parere contrario della commissione Bilancio l'emendamento - caldeggiato anche dalle imprese di settore - che puntava a rendere più agevole la riassegnazione dei cantieri bloccati a causa per crisi dell'impresa titolare dell'appalto. Ora accade che in questi casi la stazione appaltante chieda prima al secondo (e poi eventualmente alle successive imprese in graduatoria) di subentrare in cantiere, ma alle condizioni, dunque al ribasso proposto dall'impresa fallita, non alle sue. L'emendamento puntava a modificare proprio questo punto stabilendo che il subentro debba avvenire sulla base dello sconto offerto all'epoca della gara dall'impresa che accetta di subentrare. E che in questo modo evita di accollarsi rischi prospettati da altri. Per la commissione Bilancio, questa ipotesi non è però accettabile perché determina «condizioni economiche meno favorevoli per la stazione appaltante»

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