Appalti

Investimenti pubblici, il 34% sarà destinato al Sud: Conte firma il decreto

di Manuela Perrone

Alla vigilia delle elezioni europee, Giuseppe Conte accelera sul Sud con l’obiettivo di un riequilibrio territoriale della spesa. Passa da un Dpcm in 7 articoli appena firmato dal premier la garanzia del 34% degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, ovvero di una quota proporzionale alla popolazione di riferimento. Che dovrà essere applicata anche ai contratti di programma tra il ministero delle Infrastrutture e le società pubbliche Anas e Rfi, come anticipato nella scorsa legge di bilancio.

Il provvedimento attua l’articolo 7 bis del decreto Gentiloni di fine 2016, stabilendo la procedura per il monitoraggio dei programmi di spesa in conto capitale dei ministeri. Entro il 28 febbraio di ogni anno le amministrazioni centrali devono trasmettere ai ministri del Sud e dell’Economia l’elenco di quelli per le opere pubbliche ricompresi nel Documento pluriennale di pianificazione approvato dal Cipe o in altri documenti di programmazione. Indicando le relative autorizzazioni di spesa pluriennale (con i criteri di ripartizione territoriale delle risorse), i capitoli e i piani gestionali. Con lo stesso grado di dettaglio e nella stessa comunicazione, le amministrazioni dovranno trasmettere i programmi di spesa in conto capitale non riferibili a opere pubbliche.

La verifica sul rispetto dei programmi di spesa inseriti nel Def è attribuita sempre ai ministri del Sud e dell’Economia. Due le date da tenere a mente: al dicastero va comunicato entro il 30 settembre di ogni anno l’avvenuto riparto territoriale dei fondi, mentre viene anticipato al 30 giugno dell’anno successivo all’esercizio finanziario di riferimento l’obbligo di trasmettere un report con tutte le informazioni per controllare che sia rispettata la quota per Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. In caso di inadempienza dei ministeri o di scostamenti tra gli obiettivi e i risultati, il ministro per il Sud è tenuto a riferire al Consiglio dei ministri «per l’adozione delle conseguenti iniziative». Una novità introdotta per riportare in capo a Palazzo Chigi il potere di intervenire per sbloccare eventuali impasse.

Scopo del meccanismo disegnato dal decreto è quello di rendere effettivo l’aumento di 6 punti percentuali del livello degli investimenti pubblici al Sud, oggi fermo al 28%. E di estendere il vincolo anche a Rfi e Anas, a partire già dai contratti in essere col Mit (2016-2020 per Anas e 2017-2021 per Rfi). Anche alla luce degli ambiziosi piani di investimento delle principali stazioni appaltanti del Paese, spiegano dall’entourage del premier, significa centinaia di milioni di euro in più per la manutenzione e la realizzazione di nuove strade e per interventi sulla rete ferroviaria. Obiettivo: colmare il gap infrastrutturale, che per Conte è la conditio sine qua non per il rilancio di tutto il Mezzogiorno.

Alla firma del Dpcm per assicurare “quota 34” si affianca il lavoro sui contratti istituzionali di sviluppo, altro strumento strategico per cui il presidente del Consiglio si è speso molto in prima persona negli ultimi mesi, avvalendosi del sostegno di Invitalia e della piena sinergia con la ministra pentastellata del Sud Barbara Lezzi. Mercoledì sera il Cipe ha deliberato il finanziamento di quelli per la Capitanata in provincia di Foggia (280 milioni) e per il Molise (220 milioni). Le risorse arrivano dal Fondo sviluppo e coesione gestito da Lezzi. Da Palazzo Chigi tengono a sottolineare come dall’avvio dei tavoli con gli stakeholder (46 in Capitanata e 119 in Molise) all’arrivo dei finanziamenti siano passati solo dai tre ai cinque mesi. Un metodo che Conte ritiene efficace e che vuole replicare altrove: i prossimi contratti di programma su cui Invitalia è già al lavoro riguardano la Basilicata e la provincia di Cagliari.

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