Appalti

Campogalliano-Sassuolo, analisi costi-benefici positiva: il Mit sblocca l'opera

di Alessandro Arona

L'analisi costi-benfici avviata dal Ministero delle Infrastrutture (Mit) nei mesi scorsi sulla bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo «ha dato esito positivo», e «il progetto verrà portato avanti». Lo annuncia lo stesso Mit in un comunicato. Il progetto (25,5 chilometri complessivi tra Modena e il distretto delle piastrelle di Sassuolo, di cui 14 relativi al collegamento tra l'interconnessione A22-A1 e Sassuolo, 3,6 km di raccordo con la tangenziale di Modena, 6,5 chilometri relativi alla variante di Rubiera e Bagno a Reggio Emilia e 1,4 chilometri di raccordo con essa) prevede la realizzazione in project financing, 514 milioni di euro di investimento (di cui 215 di contributo statale da restituire con gli interessi). L'atto aggiuntivo alla concessione era stato firmato l'8 febbraio 2018, e l'avvio dei lavori era previsto per fine anno. L'analisi costi-benefici voluta dal ministro Danilo Toninelli ha congelato per alcuni mesi l'autorizzazione finale ai cantieri, ma ora il Mit annuncia che «l'analisi non ha comportato alcun blocco o ritardo dei lavori, ora è stata conclusa, dando esito positivo, e sarà pubblicata a breve sul sito istituzionale del Ministero». E conclude che «alla luce dell'iter avanzato e delle valutazioni tecniche positive quest'opera verrà portata avanti».

Concessionario della Campogalliano-Sassuolo è la società «Autostrada Campogalliano-Sassuolo Spa», controllata da Autostrada del Brennero Spa (51%), e partecipata da una serie di imprese di costruzione che realizzeranno l'opera, guidate dalla Pizzarotti Spa di Parma (la cordata originaria comprendeva imprese poi andate in crisi, come Coopsette, Oberosler, Cordioli). La vicenda è lunga. Il progetto preliminare è stato approvato dall'Anas nel 2003. Poi si sceglie il project financing, la gara Anas (poi Mit) viene avviata nel 2010, aggiudicata in via provvisoria nel giugno 2013, definitivamente il 2 aprile 2014. La convenzione è di fine 2014, ma poi il piano economico-finanziario si rivela insostenibile e nel 2016 il Cipe riconosce la "defiscalizzazione". L'8 febbraio 2018 la firma dell'atto aggiuntivo. «I lavori sono fermi da 17 anni e non certo a causa di questo Governo» si legge nel comunicato del Ministero delle Infrastrutture. Il governo, con l'analisi costi benefici, ha in effetti solo ritardato l'inizio dei lavori di circa sei mesi.

La soluzione individuata dal Cipe con la delibera 13/2016, e poi confluita nell'atto aggiuntivo 2018 vigente, è di trasformare il contributo pubblico di 215 milioni di euro in prestito, che la società dovrà restituire con interessi in 14 anni dall'avvio della gestione (27 anni totali), aggiungendo però una defiscalizzazione ex articolo 18 legge 183/2011: in pratica dall'undicesimo anno di gestione il concessionario non pagherà più tasse, Iva e imposte sui redditi d'impresa, per un valore cumulato lordo di 312 milioni di euro, pari a un contributo pubblico equivalente (a fondo perduto) di 50,7 milioni.

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