Appalti

Consulenti del lavoro: in edilizia persi 540mila posti e 11 miliardi di investimenti

di Mau.S.

Dal 2008 al 2017 sono 3,4 milioni i posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni a livello europeo, di cui 539 mila solo in Italia. E mentre gli altri Paesi dell'Eurozona hanno visto, dopo la crisi, un aumento degli occupati nel settore edile, l'Italia ha continuato a perderli, registrando un esiguo aumento di 5 mila unità nel 2017. A pesare sulle pessime performance del settore è stato soprattutto il calo degli investimenti pubblici. Lo rileva l'Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro nel report che sarà presentato oggi in occasione dell'anteprima della decima edizione del Festival del Lavoro.

Sulla crisi del comparto infrastrutturale, nel nostro Paese, ha avuto un ruolo determinante il calo delle risorse impiegate dalle Pubbliche amministrazioni: nel complesso, gli investimenti della Pa «hanno subito una flessione dal 2008 al 2017 di circa 12,9 miliardi di euro (-26,6%), passando da 48,6 miliardi a 35,7 miliardi», ma nel dettaglio si nota come «gran parte della riduzione sia stata determinata dalle costruzioni (-10,7 miliardi, pari a -38%)».

La perdita di mezzo milione di posti in Italia è stat più pesante nel settore privato. L'osservatorio segnala infatti che la pesante contrazione di occupati nei cantieri è stata «determinata per il 71% dal settore delle costruzioni per privati e aziende, per l'8% dalle opere pubbliche e per il 21% dai lavori specializzati».

Nel frattempo, la piaga dell'irregolarità nel comparto infrastrutturale ha subito un'impennata, tanto che «è passata dall'11,4% del 2008 al 15,8% del 2016, rendendo così l'edilizia il secondo settore produttivo, dopo quello agricolo, con il più alto livello» di occupazione sommersa. Un elemento, questo, osservano i consulenti, più marcato nel Sud Italia, «dove quasi un edile su quattro lavora in nero (23,7%), quota che scende al 27,9% nelle regioni del Centro e al 10,4% in quelle del Settentrione».

L'unica nota positiva arriva dai bonus fiscali sulle ristrutturazioni delle case. L'opportunità di godere di sconti sulle tasse per attività di ristrutturazione edilizia si conferma un importante traino per il settore: su «701 miliardi di euro investiti dal 2007 al 2017 in manutenzione straordinaria, infatti, 218 sono stati mossi dagli incentivi fiscali (pari al 31,1% del totale)», somme che «per ciascun anno hanno attivato circa 300.000 posti di lavoro», dice l'osservatorio. Gli sgravi, pertanto, possono ancora giocare un fondamentale ruolo di rilancio del settore: aumentarli di circa un miliardo di euro, hanno calcolato i professionisti, «permetterebbe di creare una domanda aggiuntiva diretta e indiretta di circa 2 miliardi e 292 milioni, con un effetto indotto di circa un miliardo e 221 milioni e con una ricaduta complessiva sul sistema economico di 3 miliardi e 513 milioni, che produrrebbe un incremento di circa 15-18.000 unità nette di lavoro, di cui 10-12.000 direttamente nel settore delle costruzioni e il restante nei comparti collegati», si legge nella ricerca.

«Investire in infrastrutture e ridurre il costo del lavoro sono le direttrici principali con cui far ripartire l'economia italiana creando occupazione. L'esempio del Ponte Morandi ha
drammaticamente sottolineato come il sistema delle infrastrutture viarie in Italia sia fermo da oltre 50 anni», è il commento del presidente della Fondazione studi dei consulenti
del lavoro, Rosario De Luca.

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