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Il Tar Lazio dà ragione a Cantone: confermata la «decadenza» della Soa Attico

di Mauro Salerno

Non sono bastate le operazioni di «self cleaning» a convincere i giudici sulla bontà dell'operato della Soa Attico. Dopo il richiamo del Consiglio di Stato a decidere in fretta nel merito la questione, il Tar Lazio, con la sentenza n. 1570, depositata lo scorso 7 febbraio, alla fine ha dato ragione agli uomini di Raffaele Cantone: la decisione di fermare i motori della Soa Attico è stata giusta. Anzi, per citare la sentenza: la misura presa dall'Anac «è risultata vincolata alle precise disposizioni di in legge in materia di decadenza» delle autorizzazioni.

Quattro le contestazioni mosse dall'Anac alla Soa Attico, basate sulle risultanze di un'indagine condotta dalla Guardia di Finanza. Tra queste la violazione dei principi di indipendenza e trasparenza, l'aver svolto attività contrarie all'oggetto sociale, la presenza di «soci occulti». Riprendendo in mano la questione, il Tar ha dato ragione all'Anac su tutta la linea bocciando il ricorso della società romana.

Alla Soa non è bastato neppure invocare il fatto che la decisione dell'Anac fosse basata sui risultati di un'indagine e non su provvedimenti giudiziari definitivi. Nella sentenza i giudici specificano infatti che «è sufficiente la sussistenza di elementi indizianti, plurimi e concordanti, per legittimare il potere di Anac alla revoca/decadenza dell'autorizzazione all'attività di attestazione» dei costruttori.

Dal giorno della sentenza l'Anac ha disattivato le credenziali che permettono alla Soa Attico di operare, dunque per continuare l'attività alla società a questo punto resta solo l'arma di un nuovo ricorso al Consiglio di Stato.

La sentenza del Tar

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