Appalti

Coop, sindacati, Regioni: le proposte per la riforma appalti in una nuova giornata di audizioni al Senato

di Mauro Salerno

Semplificare: giusto. Sullo slogan sono tutti d'accordo. Ma se dalla superficie si scende al merito le strade si dividono. Ognuno - dai sindacati agli enti pubblici - ha la propria ricetta per rimettere nel verso giusto il settore degli appalti pubblici, dove, soprattutto sul fronte dei lavori, tira aria di crisi già da un bel po' di tempo. Purtroppo accade che queste ricette siano spesso tra loro in contraddizione, segno che ognuno vede il settore dal proprio angolo visuale. Ed è questo che alla fine emerge anche dalla tornata di audizioni tenuta ieri dalla Commissione Lavori pubblici del Senato. Dove, nell'avvicendarsi dei rappresentanti dei vari protagonisti del settore, sono emerse le soluzioni più diverse alle tante questioni (dal subappalto alla qualificazione delle stazioni appaltanti, dai commissari di gara ai requisiti dei Rup) di cui ancora oggi si discute.

Qui giù, in sintesi, la rassegna delle proposte avanzate ieri.

Cooperative: norma ad hoc per sbloccare cantieri
Sulla revisione del codice degli appalti «riteniamo opportuno e condivisibile il percorso di revisione aperto dal Governo, con l'approvazione di una legge delega, e dal Parlamento con l'avvio di una consultazione». Così si legge nella memoria depositata da Alleanza delle Cooperative italiane in commissione . «Riteniamo però altrettanto necessario apportare alcune prime modifiche al Codice in tempi più brevi di quelli necessari all'approvazione della legge delega e dei decreti attuativi», specifica Alleanza delle Cooperative riferendosi in particolare a sei proposte che «possano essere concretizzate sin da subito attraverso un provvedimento ad hoc, mirato a sbloccare i cantieri e rilanciare gli investimenti». Fra queste proposte ci sono: il chiarimento dei profili di responsabilità amministrativa, erariale e penale dei funzionari pubblici, al fine di evitare il «blocco della firma»; la modifica della disciplina della solidarietà all'interno dell'Ati; la revisione della normativa sul subappalto; l'individuazione di mezzi alternativi di risoluzione delle controversie in fase di esecuzione; la semplificazione del percorso deliberativo per il finanziamento e la progettazione delle opere pubbliche e la revisione della disciplina dell'illecito professionale.

Sindacati: no a delega in bianco al governo
Sulla riforma del codice, per i sindacati «è improponibile un percorso che veda assumere il Governo una delega in bianco per agire su un codice che vede coinvolti molteplici attori e settori che esigono approfondimenti specifici per la tutela del lavoro, dei lavoratori, dell'opera o del servizio che si va a realizzare». Così si legge nel documento unitario di Cgil, Cisl e Uil. Ogni eventuale decisione di modifica al Codice che il Governo volesse intraprendere, continuano i sindacati, «non potrà essere fatta con una serie di decreti legge ma con un lavoro comune che raccolga le osservazioni (reali) accompagnate dalle opportune soluzioni, per non incorrere negli stessi errori sopra citati».

Regioni: progetti semplificati per le manutenzioni straordinaria
Da parte lore le Regioni hanno chiesto di «semplificare l'attività e ridurre gli oneri informativi, anche per le procedure di affidamento della progettazione a professionalità esterne, riducendo così tempi di selezione e preparazione delle offerte», proponendo anche l'estensione della progettazione semplificata alle manutenzioni straordinarie. Tra le richieste anche quella di ridurre gli oneri di pubblicità e informazione sugli appalti e semplificare i requisiti del Rup. Sull'appalto integrato, i rappresentanti delle Regioni, hanno specificato che «potrebbe contribuire a ridurrebbe i tempi di realizzazione delle opere pubbliche, ma è necessario temperare l'utilizzo dello strumento per salvaguardare la
qualità del lavoro ed evitare fenomeni distorsivi e aumento della spesa pubblica». Per le regioni «si dovrebbe vietare all'operatore economico la presentazione di riserve sul progetto esecutivo redatto dallo stesso e il divieto alle riserve dovrà essere contenuto nel bando e nel contratto quale condizione risolutiva espressa».

Unione province: via limiti subappalto e no albo commissari
Tre le proposte avanzate dai rappresentanti dell'Unione delle province italiane. La prima è quella di abolire i limiti su subappalto, sulla scorta di quanto richiesto dall'Unione europea. Secondo rivedere l'albo nazionale dei commissari di gara, prevedendo la gestione su base regionale, in modo da essere più vicini alle esigenze degli enti locali. Terzo programmare l'obbligo di servirsi di stazioni appaltanti uniche, facendo leva sulle Province, ma sbloccando le assunzioni.

Confedilizia: semplificare le dichiarazioni in gara
Le tematiche e la complessità del Codice degli Appalti «hanno messo in grande difficoltà le imprese, a partire dalla possibilità di partecipazione alle gare e ai contratti pubblici.Servirebbe quindi una revisione generale del Codice - anche se comprendiamo che sia molto difficile - che permetta una partecipazione più semplice delle imprese ed eviti contenziosi». Così i rappresentanti di Confedilizia durante un'audizione in commissione Lavori Pubblici del Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione del
codice dei contratti pubblici. Un'esigenza che si manifesta prioritaria per Confedilizia è la riformulazione dell'articolo 80 del Codice, quello che riguarda le dichiarazioni che le imprese devono presentare in sede di gara sui requisiti generali. «Nella sua formulazione attuale - di sei pagine - la norma è veramente poco organica e complicata, a nostro avviso crea molti problemi, infatti, basta errore in una dichiarazione e si è esclusi da una gara che può essere anche di 600 milioni di euro. Ecco perché serve una riformulazione organica della norma», ha concluso Confedilizia

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