Appalti

Intervento. Riforma codice, rischio paralisi se si interviene con il Ddl delega

di Gabriele Scicolone*

Rimaniamo perplessi sul rischio di paralisi del settore che è insito in una procedura di riforma del codice degli appalti che passi dal ddl delega. È come riproporre tutta la procedura che abbiamo vissuto dal 2016 ad oggi, una "tela di penelope" che allarma il settore. Un fare e disfare che rischierebbe di inchiodare invece di sbloccare.
Concordiamo con Ance quando parla di un correttivo per rispondere alla procedura di infrazione della Comunità europea, ma facendo attenzione a tenere salvi quei principi virtuosi che il codice, pur farraginoso, contiene. Credo che si debba puntare l'obiettivo sulla cronica difficoltà di aggiudicazione delle gare; uno dei grandi mali del sistema degli appalti.

Oggi, ancora, i disciplinari delle gare regolano in maniera perentoria le tempistiche di presentazione delle offerte mentre sono del tutto arbitrari i tempi di aggiudicazione, spessissimo enormemente dilatati rispetto ai tempi di redazione delle offerte da parte degli operatori economici. È la realtà di tutti i giorni. Facciamo gare che vengono aggiudicate spesso con uno o due anni di ritardo, pur avendo - le Stazioni Appaltanti - i soldi in cassa. Ciò comporta tempi dilatati, progettazioni poi da fare in fretta, ritardo nella definizione dei capitolati per le gare di costruzione (che soggiaceranno alle stesse dinamiche). E quindi non si mettono in campo le risorse, pur disponibili, con nocumento della comunità, del settore tutto delle costruzioni. Basterebbe questo a rimuovere un "tappo" dalla bottiglia degli investimenti.

C'è poi ancora molto da semplificare sul fronte della partecipazione alle gare: occorrerebbe fare funzionare al più presto la banca dati degli operatori economici così da evitare di predisporre di continuo sempre le stesse documentazioni: una banca dati aggiornabile e consultabile da tutte le stazioni appaltanti sarebbe la soluzione migliore.

*Presidente Oice

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