Appalti

Imprese in crisi/1. Salini tratta con le banche: per Astaldi offerta in due tempi

di Simone Filippetti

Il destino di Astaldi si svelerà il giorno di San Valentino: slitta con ogni probabilità al termine ultimo del 14 febbraio il lancio del salvagente targato Salini Impregilo, in due tempi e per il momento senza il supporto della Cdp. Dopo il dietrofont dei giapponesi di IHI, il colosso delle costruzioni, l’unico cavaliere bianco all’orizzonte per il gruppo romano schiacciato dai debiti e finito in concordato, è il connazionale e concorrente Pietro Salini.

Il 14 febbraio sarà ad ogni modo cruciale per Astaldi: giovedì infatti scade il concordato e l’azienda dovrà presentare un piano di rientro ai creditori, a cui sarà chiesto un sacrificio. Per la parte bancaria, non è escluso che il piano possa confluire nell’offerta di Salini. Ma ci vorrà in ogni caso una proposta anche per gli obbligazionisti, che hanno in mano un bond da 700 milioni in scadenza il prossimo anno.

Da settimane si attende che un’offerta venga recapitata sul tavolo di Astaldi, in un gioco di continui slittamenti, in parte dovuti alla difficoltà dell’operazione e in parte dovuti a qualche tatticismo: già lunedì scorso erano previste delle offerte, ma in casa Salini si sono presi più tempo. Astaldi è un salvataggio impegnativo tra cantieri aperti da mantenere operativi e un indebitamento complessivo (esposizione finanziaria e fornitori) di circa 2 miliardi. Negli ultimi sette giorni la notizia è stato il dietrofront dei giapponesi e così oggi l’unica chance di salvataggio per l’azienda è legata a Salini. L’offerta sarebbe strutturata in due tranche: una prima offerta squisitamente industriale, che sarebbe quella da recapitare nell’ultimo giorno utile, con un’offerta per gli asset (ossia i contratti in pancia, facendosi carico dei cantieri attualmente aperti in giro per il mondo), che si concretizzerebbe in un aumento di capitale da 300 milioni. E in questo caso non figurerebbe l’affiancamento di Cassa Depositi e Prestiti, che era stata descritta come della partita (ma proprio ieri è arrivato un monito della Corte dei Conti che ha stigmatizzato l’uso della Cdp come di un Fondo Salva-Imprese). Resta da capire come finanziare l’importo per Salini (c’è sul tavolo anche l’ipotesi di un partner finanziario, magari un grosso fondo di private equity).

In un secondo momento, una volta che il Tribunale abbia avallato l’offerta e concesso un ulteriore supplemento di tempo, partirebbe un tavolo più tecnico con le banche e i creditori per la parte debitoria. Il salvataggio in due tempi si spiega anche con la possibilità che la prima offerta di Salini possa contenere una serie di clausole e condizioni di efficacia.

C’è però una strada alternativa: potrebbe scattare anche un concordato stand-alone, ossia una Astaldi che va avanti da sola, che eviterebbe lo scenario apocalittico della Legge Marzano (commissario straordinario), non dovesse arrivare un’offerta entro il 14. E per questo i commissari Stefano Ambrosini, Vincenzo Ioffredi e Francesco Rocchi, che affiancano il cda, seguono in prima persona la situazione.

L’offerta al fotofinish, che lascerebbe ovviamente pochi margini di trattativa e comporta un allungamento dei tempi, non fa impazzire gli investitori, che ieri hanno venduto le azioni Astaldi (-5% a 0,7 euro per azione) dopo giorni di rally proprio sull’attesa di un’offerta imminente

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©