Appalti

Imprese in crisi/2. Condotte, piano rinviato di un mese. Sindacati: «Fate chiarezza»

di Alessandro Arona

I sindacati dell'edilizia rilanciano l'allarme su Condotte d'acqua, numero tre delle costruzioni in Italia fino al 2017 e in amministrazione straordinaria dall'8 agosto scorso. Dopo l'ok della Commissione Ue alla garanzia statale sul prestito, a metà dicembre, sembrava fatta per il prestito-ponte da 190 milioni dalle banche e poi per il piano industriale di rilancio, previsto in base alla legge Marzano entro il 180 giorni dalla nomina dei commissari, dunque entro il 7 febbraio 2019,
Ma così non è stato: il fondo di garanzia statale è risultato privo di risorse, né è stato rifinanziato dalla legge di bilancio. Di conseguenza non è arrivato il prestito ponte delle banche. Di conseguenza i commissari chiedono altri 30 giorni di tempo per presentare il piano di ristrutturazione e rilancio del Gruppo. Né al momento concrete sembrano essere le prospettive di un accordo per l’ingresso nel capitale di nuovi soci, come il fondo d’investimento Illimity guidato da Corrado Passera.

«Nonostante l'Unione europea abbia espresso parere favorevole sul prestito ponte garantito dal ministero dell'Economia per il risanamento del gruppo Condotte - scrivono le segreterie nazionali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil - i Commissari della società hanno chiesto una proroga per la presentazione del piano, e il fondo a garanzia del finanziamento non risulta essere capiente per le risorse necessarie al rilancio della società. Una situazione inaccettabile che ci preoccupa fortemente».

«Noi riteniamo - proseguono i sindacati confederali dell'edilizia - che serva chiarezza su una delle più grandi crisi che da mesi investono il settore edile. Chiediamo al ministero dello Sviluppo Economico di convocare immediatamente il tavolo di crisi coinvolgendo il Mef, a garanzia dell'impegno del Governo a rifinanziare il fondo, per dare un futuro a migliaia di posti di lavoro e a una realtà industriale tra le più rilevanti del settore. Abbiamo bisogno – concludono Feneal, Filca, Fillea - di risposte concrete ed in tempi rapidissimi al fine di salvaguardare il complesso industriale, l'occupazione e il completamento di opere in corso di esecuzione, che rappresentano un patrimonio per la dotazione infrastrutturale dei territori interessati e che diversamente rischierebbero di rimanere incompiute».

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