Appalti

Tav/1. Sulla Brescia-Verona nessuno stop in vista, il Mit ragiona di project review

di Alessandro Arona

Nessuno stop in vista sul progetto della nuova ferrovia ad alta capacità Brescia-Verona-Padova, opera dal costo complessivo 8,7 miliardi di euro, di cui 4.388 milioni già finanziati e di cui 1.892 milioni già coperti da contratto. La prospettiva probabile è però che le varie tratte non ancora contrattualizzate saranno sottoposte a riflessioni approfondite in base all’analisi costi benefici e poi a project review, per trovare nuove soluzioni con i territori e se possibile per ridurre i costi.

È quanto filtra da fonti certe del ministero delle Infrastrutture. L'analisi costi-benefici è in corso, anche più indietro però rispetto a quella della Torino-Lione. Ci vorrà probabilmente un paio di mesi per portarla a termine. Una serie di considerazioni spingono però a escludere fin da ora l'«opzione zero» della cancellazione totale dell'opera.

Sia perché la prima tratta Milano-Brescia è già completata e in funzione, sia perché il 1° lotto costruttivo del lotto funzionale Brescia Est-Verona (1.892 milioni costo totale), approvato dal Cipe il 10 luglio 2017 (delibera) ha già visto il 6 giugno scorso la firma del contratto con Cepav Due (si veda il servizio), sia perché comunque il contratto di programma Rfi 2017-2021, che ha ricevuto i pareri positivi delle camere ed è al via libera definitivo, prevede altri finanziamenti complessivi (per le due tratte) per 2.496 milioni. Sia infine perché una parte di queste tratte già finanziate - la Verona-Bivio Vicenza da 983 milioni, è già stata approvata nel progetto definitivo da Cipe, con delibera andata in Gazzetta il 18 luglio scorso (servizio) ed è dunque pronta alla firma del contratto (firma per ora congelata in attesa dell’analisi costi-benefici).

Per tutte queste considerazioni l’analisi costi-benefici, insieme all’analisi giuridica, dirà che il progetto per le due tratte deve andare avanti.
Al tempo stesso è molto probabile che il ministero avvii con Rfi una riflessione sul progetto, per ridurre ancora i costi rispetto al costo attuale di 8,7 miliardi (i progetti di qualche anno fa prevedevano un costo di 9,35 miliardi).

Di sicuro non sarà toccato il contratto con Cepav Due per la Brescia Est-Verona, 1° lotto, perché ormai obbligazione giuridicamente vincolante, ma tutto il resto potrebbe subire un rallentamento da project review.
A partire dal primo pezzo della Verona-Vicenza, i 2.713 milioni della Verona-Bivio Vicenza già approvati dal Cipe (servizio), di cui il primo lotto da 984 milioni finanziato e “firmabile con Iricav Due” (Astaldi, Salini Impregilo, Ansaldo, Condotte e altre). Per ora la firma non arriva, come si diceva sopra, in attesa dell’analisi costi-benefici e di una possibile project review.

IL CONTRATTO RFI 2017-2021 (si veda da pagina 796 del file)

L’incognita sono dunque i tempi di realizzazione dell’opera. Ad esempio i tempi di approvazione al Cipe del 2° lotto costruttivo Brescia Est-Verona, 607 milioni, che con il contratto di programma Rfi in approvazione sarà dotato di finanziamento.

Ma anche i tempi del lotto già contrattualizzato, Brescia Est-Verona da 1.892 milioni, di cui 1.645 di valore contrattuale per Cepav Due (Saipem 59,09%, Pizzarotti 27,27%, Icm Maltauro 13.64%, con il 12% di Condotte congelato, sbloccabile se a breve l’impresa troverà liquidità).
Le imprese nei giorni scorsi - parlando con il Corriere Veneto, hanno lamentato un clima di “slow motion” nelle autorizzazioni post contratto (il contratto prevede un unico termine, 82 mesi dal 6 giugno 2018 per progettazione esecutiva e lavori). «Stiamo avanzando con le attività che riguardano lo sviluppo del progetto esecutivo che sarà pronto a fine aprile - ha detto Corrado Bianchi, amministratore delegato di Pizzarotti Italia - la predisposizione dei bandi di gara, le acquisizioni delle aree e dei permessi nei comuni attraversati. Ecco, diciamo che non si sente una particolare spinta propulsiva e che un po' queste procedure da parte di alcuni Comuni risultano rallentate».
«La sensazione - prosegue Bianchi - è che non ci sia l'impronta per svincolare un'opera importante come questa in tempi brevi. Da contratto, però, abbiamo 82 mesi di tempo per completare i lavori e si iniziava a contare da luglio 2018. Spero il nodo si sciolga perché la linea storica è sovraccarica, non riesce più a fare nemmeno le manutenzioni ordinarie, se poi invece si deciderà di fermare tutto, non c'è dubbio che si arriverà a un contenzioso». Epilogo ipotetico condiviso anche da Gianfranco Simonetto, consigliere delegato di Icm: «Non abbiamo indicazioni su come andare avanti, se scatteranno le penali sarà responsabilità di Rfi e ministero. Qui siamo già in sofferenza perché, di fatto, non possiamo avanzare. Certo, resistiamo nella speranza si dia il via libera. Così non fosse, si va davanti a un giudice. Non si può continuare a lungo senza indicazioni precise, i costi nel frattempo lievitano. Resta l'incertezza per i lavoratori e anche per la programmazione dell'azienda. La sostenibilità economica del cantiere entro qualche mese non sarà più garantita: siamo nell'incertezza totale. Noi il contratto l'abbiamo firmato e abbiamo anche riscosso l'anticipo del 10%, 160 milioni di euro, vorrei capire chi si assumerà la responsabilità di disconoscere il contratto».

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