Appalti

Dl Semplificazioni/1. Subappalti senza terna e gare sul prezzo fino a 5,5 milioni

di Mauro Salerno

Far salire da 2 a 5,5 milioni (soglia Ue) il tetto massimo per aggiudicare i lavori pubblici tenendo conto solo del prezzo, applicando il metodo antiturbativa. È l’obiettivo di uno degli emendamenti presentati dalla maggioranza al decreto Semplificazioni che oggi riprende il suo cammino al Senato. L’emendamento, firmato tra gli altri dal capogruppo del Movimento Cinque Stelle a Palazzo Madama Stefano Patuanelli, mira a introdurre diverse altre novità al codice degli appalti tra cui la cancellazione dell’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori con l’offerta, il superamento del «sistema 80-20» per gli appalti dei concessionari e la messa a regime della possibilità di appaltare i lavori di manutenzione ordinaria su progetto definitivo . Nell’emendamento compare anche la “stretta” sull’innalzamento (da 40mila a 150mila euro) della soglia per gli affidamenti diretti, di cui abbiamo dato conto ieri.

Aggiudicazione lavori solo sul prezzo fino a 5,5 milioni
Una delle misure chiave dell’emendamento è l’innalzamento della soglia per l’aggiudicazione dei lavori pubblici sulla base del semplice prezzo offerto dalle imprese, senza tenere conto di elementi di qualità. La proposta - sposata sia dai costruttori che dai Comuni - mira a snellire molto le procedure di gara tentando di aumentare gli automatismi che in teoria permetterebbero di arrivare all’aggiudicazione delle gare nel giro di poche ore. Per evitare che l’addio all’offerta economicamente più vantaggiosa sotto le soglie Ue - le direttive di Bruxelles spingono nella direzione opposta - comporti un ritorno generalizzato alle aggiudicazioni al massimo ribasso, l’emendamento propone di applicare in questo caso la procedura che permette di escludere in modo automatico le offerte con sconti eccessivi («anomale») e di utilizzare anche il metodo antiturbativa che permette di sorteggiare all’ultimo momento l’algoritmo di valutazione delle proposte economiche. La possibilità di limitarsi a valutare le offerte solo sul prezzo inoltre sarebbe limitata alle gare bandite con il massimo di pubblicità (procedure ordinarie) e sulla base di un progetto esecutivo.
Oltre a questa norma l’emendamento si porta dietro anche una serie di correzioni ai meccanismi di calcolo delle medie tra le punte di ribasso massimo e minimo.

Via la terna dei subappaltatori
L’emendamento cancella l’obbligo di nominare con l’offerta tre subappaltatori idonei, eliminando la norma (articolo 105, comma 6) del codice che ha inserito questo vincolo, contestato fin dall’inizio da imprese e stazioni appaltanti.

Addio sistema 80-20 sugli appalti dei concessionari
La maggioranza punta anche a superare il nuovo sistema di calcolo che impone ai concessionari di affidare con gara almeno l’80% degli appalti. Questa percentuale, che all’inizio avrebbe dovuto essere applicata anche ai concessionari autostradali, per questi ultimi è poi stata riportata al tetto del 60% (allora già in vigore allo stesso livello) dalla Finanziaria 2018. Ora l’emendamento firmato dai Cinque Stelle propone di azzerare tutto e di concedere ai vecchi concessionari la possibilità di realizzare senza gara solo gli appalti «eseguiti in proprio».

Niente Dgue sottosoglia nei mercati elettronici
Tra le proposte merita anche una menzione l’idea di sostituire il Dgue, cioè il documento di matrice europea con cui le imprese dichiarano il possesso dei requisiti, con un «formulario standard». Questa possibilità sarebbe concessa «ai soggetti che gestiscono mercati elettronici» o sistemi dinamici di acquisizione delle offerte e sarebbe utilizzabile solo per gli appalti di importo inferiore alle soglie europee, per evitare obiezioni da parte di Bruxelles.

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