Appalti

La riforma appalti torna in campo nel Dl Semplificazioni: sotto tiro i poteri dell’Anac

di Giorgio Santilli

La mossa che il governo sta mettendo a punto per rispondere alle critiche di sindacati e imprese per la mancata ripresa del settore delle costruzioni è la riforma del codice degli appalti. Un tema che trova sensibili - sia pure con accenti diversi - le associazioni di lavoratori e datori in quanto promette procedure più celeri e semplificate per la realizzazione delle opere pubbliche.

È una partita su cui Palazzo Chigi lavora fin dalla nascita del governo ma che finora si è tradotta soltanto in due norme di deroga al codice degli appalti, inserite rispettivamente nel decreto semplificazioni e nella legge di bilancio, con il rinvio di qualunque riforma organica.
A pesare sul rinvio della riforma soprattutto sono state fino a oggi la partita della trasparenza e quella sul ridimensionamento del ruolo dell'Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Nelle norme messe a punto nelle settimane scorse, che sarebbero dovute entrare nel decreto semplificazioni e poi sono state “sviate” in un disegno di legge delega, veniva infatti drasticamente ridimensionato il ruolo di regolatore dell'Anac attraverso lo strumento delle linee guida. La soluzione prospettata dal governo, che ora torna di nuovo in pista, è quella di eliminare le linee guida dell'Anac in attuazione del codice per tornare a un regolamento generale attuativo della riforma pienamente cogente, come nel codice appalti del 2006.

A questa soluzione si è sempre opposto Cantone, mentre le associazioni imprenditoriali hanno avuto in queste settimane posizioni alterne. Da ultimo, però, al Senato l'Ance ha ribadito che «il codice appalti va modificato perché ha fallito».
Ora la riforma sembra effettivamente matura e dovrebbe entrare nella conversione del decreto legge sulle semplificazioni al Senato. Il governo ha infatti appostato in quel provvedimento una sola norma di deroga al codice appalti che riguarda i criteri di qualificazione per la partecipazione alle gare. Sarà quella norma il “cavallo di Troia” che consentirà al governo di intervenire con un pacchetto. Non a caso, infatti, il Senato ha assegnato l'esame del decreto, che ha norme di aree di competenza molto varie, alla commissione Lavori pubblici.

L'operazione riforma si dovrebbe saldare con le misure messe nella legge di bilancio che consentono di affidare lavori fino a 150mila euro senza gara. Altra norma duramente contestata da Cantone.

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