Appalti

Condotte, Natale senza prestito-ponte. Le banche frenano, si punta al piano di febbraio

di Alessandro Arona

Il via libera della Commissione europea, l'11 dicembre scorso, alla garanzia statale sui crediti a Condotte Spa in amministrazione straordinaria sembrava la naturale premessa alla concessione del prestito-ponte (di 190 milioni di euro) da parte del pool di banche creditrici. Ma così non è stato.
Natale è arrivato senza che il prestito ponte sia stato concesso. A quanto appreso da Edilizia e Territorio le banche, oltre alla garanzia statale, vorrebbero avere cognizione e certezza anche del piano di rilancio aziendale e di ristrutturazione del debito, piano che in base alla legge Marzano deve essere presentato dagli amministratori di Condotte entro fine febbraio.
Gli amministratori - Giovanni Bruno, Alberto Dello Strologo e Matteo Uggetti - in carica dal 6 agosto scorso, mostrano comunque ottimismo sulle prospettove della società: nell'incontro del 20 dicembre con i dipendenti per gli auguri natalizi hanno spiegato che il vero snodo era ottenere l'ok europeo alla garanzia, avuto questo i committenti e le banche si sono tranquillizzati e la strada sarebbe dunque spianata per il riavvio dei cantieri e la firma dei nuovi contratti.

La verità è che nelle ultime settimane sono entrati nelle casse di Condotte alcuni milioni di euro da contenziosi in corso, oltre agli anticipi per i lavori in Algeria (le uniche commesse che stanno davvero ripartendo); risorse che permetteranno agli amministratori di pagare gli stipendi e sostenere le spese correnti di funzionamento per i prossimi due mesi. Insomma, si può "tirare" ancora due mesi, lavorando nel frattempo al piano di ristrutturazione. Con le banche, dunque, sul piatto entreranno non solo il prestito ponte da 190 milioni per sei mesi (con garanzia statale alla scadenza dei sei mesi, escutibile a prima richiesta), ma anche il piano di rilancio e la ristrutturazione del debito (circa 1,7 miliardi di euro).
L'asticella per Condotte sembra alzarsi sempre di più.

Nella riunione del 13 dicembre al tavolo di crisi al Mise - si legge nel verbale pubblicato nei giorni scorsi - «i Commissari Straordinari hanno precisato che gli organi della procedura sono già a lavoro per concludere gli accordi finalizzati alla concessione nel più breve tempo possibile del finanziamento che permetterà il necessario sostegno alla gestione del flusso di cassa in modo da non compromettere lo svolgimento dei lavori in essere o mettere a rischio l'integrità aziendale con la perdita di commesse e personale qualificato. Hanno inoltre precisato che si sta lavorando con interventi tempestivi finalizzati alla salvaguardia delle commesse strategiche per il perimetro aziendale». Dunque la concessione del prestito ponte erara data per imminente. Ora invece si punta al piano di ristrutturazione complessivo per avere la liquidità.

I nuovi fondi servono a fornire le garanzie contrattuali e fideiussorie nel caso delle commesse ancora senza contratto (prima fra tutte quella per la Città della salute della Regione Lombardia, a Sesto San Giovanni), e comunque risorse sufficienti per allestire o far ripartire i cantieri. Nel piano dovrà inoltre essere definito il perimetro aziendale, spacchettato per "pezzi", al fine delle cessioni. Far ripartire i cantieri serve infatti a rendere la loro cessione più appetibile.

In effetti il "piano industriale" della ripartenza di Condotte è già stato definito, e allegato alla domanda inviata alla Commissione europea per l'autorizzazione alla garanzia statale.
Si parte dai contratti algerini, 470 milioni di valore residuo per lavori stradali e ferroviari: qui in effetti la liquidità è stata anticipata dal governo algerino, e il personale di Condotte è già sul posto per far ripartire i cantieri. Per tutto il resto serve il prestito ponte.
Uno dei pezzi più pregiati è la città della Salute, una commessa che vale 140 milioni per Condotte, su cui è stato anche vinto il ricorso di Salini Impregilo: un contratto pronto alla firma che però senza liquidità rischia di saltare per sempre. Infrastrutture Lombarde (Regione Lombardia) sembra comunque disposta ad aspettare ancora fino a febbraio. C'è da spettarsi che in caso di vendita a farsi avanti sia la stessa Salini Impregilo, seconda nella gara.
Altra commessa chiave quella per il nodo Tav di Firenze, commessa da 818 milioni per Condotte, valore residuo 540 milioni, lavori fermi da inizio anno. Rfi spinge per acquisire la società Ergon (al 70% di Condotte, anch'essa in amministrazione Marzano dal 31 ottobre, affidata agli stessi tre commissari), società a che a sua volta controlla al 99% Nodavia, società di scopo titolare del contratto per il nodo di Firenze (in amministrazione dal 9 ottobre). L'interesse di Rfi è duplice: completare l'opera mettendosi al riparo dalle crisi dei costruttori (prima Coopsette e poi Condotte sul nodo di Firenze) e anche spazzare via un contenzioso da 170 milioni di euro aperto da Condotte. L'offerta informale di Rfi per acquisire la Ergon sarebbe molto bassa, ma i Commissari non sembrano avere molto margine di scelta. Tutte le cessioni dovranno comunue passare per avvisi pubblici, dopo la presentazione del piano (non prima di marzo, dunque).

Altri contratti da firmare sono quelli per il carcere e biblioteca di Bolzano e il lotto stradale della Sr 2 Roma-Viterbo, e da riattivare l'ospedale di Caserta e la Siracusa-Gela, da far partire quello in Kuwait da 300 milioni (si veda il servizio e la tabella).

Commessa chiave quella per il Terzo Valico, per il quale la quota Condotte nel Cociv vale il 31%, circa un miliardo di euro residuo. La firma dell'addendum sul 5° lotto costruttivo concede a Cociv il 10% di anticipo, poco meno di 100 milioni di euro, e questo dovrebbe attenuare il pressing di Salini su Condotte per pagare le sue quote. Anche qui si può tirare ancora un po' la corda.

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