Appalti

Consiglio di Stato: l’interdittiva antimafia blocca anche l’iscrizione all’Albo dei gestori ambientali

di Q.E.T.

L'impresa destinataria di una interdittiva antimafia non può iscriversi all'Albo nazionale dei Gestori Ambientali. L'interdittiva infatti produce effetti anche nei provvedimenti di tipo abilitativo-autorizzativo, nei quali rientra l'iscrizione all'Albo che appunto abilita l'impresa allo svolgimento della attività di gestione dei rifiuti.

Lo ha stabilito la III Sezione del Consiglio di Stato con la sentenza n. 7151/2018. Il ricorrente, titolare di una impresa individuale, esercitava l'attività di trasportatore in favore di committenza pubblica dal 1995.

Nel luglio 2014, la Prefettura di Milano ha emesso una interdittiva antimafia nei suoi confronti con contestuale cancellazione dalla white list. Alla base della misura c'era una «articolata trama di rapporti parentali» con soggetti malavitosi, consistente nel fatto che gli zii erano destinatari di provvedimenti di sorveglianza speciale, i cugini erano deceduti in un conflitto a fuoco e il padre sarebbe risultato «colpito da vicende penali per detenzione di banconote provenienti dal riscatto di sequestro di persona», nonché per «acclarati interessi economici e professionali con soggetti colpiti da ordinanza di custodia cautelare, arresti e carcerazioni».

Proposto ricorso contro il provvedimento, il Tar di Milano lo ha respinto. Ed ora il Consiglio di Stato ha confermato «la connessione con la criminalità organizzata». Per i giudici amministrativi, dunque, «la disciplina dettata dal Dlgs n. 159 del 2011 (c.d. codice delle leggi antimafia) consente l'applicazione delle informazioni antimafia anche ai provvedimenti a contenuto autorizzatorio». «La tendenza del legislatore - spiega Palazzo Spada - muove infatti, in questa materia, verso il superamento della rigida bipartizione e della tradizionale alternatività tra comunicazioni antimafia, applicabili alle autorizzazioni, e informazioni antimafia, applicabili ad appalti, concessioni, contributi ed elargizioni».

La sentenza del Consiglio di Stato

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