Appalti

Cmc ottiene il concordato, 60 giorni per il piano. Liberati i due dipendenti

di A.A.

La Cmc di Ravenna è stata ammessa il 7 dicembre, dal Tribunale di Ravenna, alla procedura di concordato preventivo con riserva. Ha ora 60 giorni di tempo per presentare la proposta di concordato preventivo.
Sono stati nominati commissari giudiziali Antonio Gaiani, Luca Mandrioli e Andrea Ferri che dovranno «esprimere il loro parere sugli atti di straordinaria amministrazione e vigilare
sull'attività della società» mentre il cda «continua a svolgere le attività di ordinaria amministrazione».
Lo ha comunicato la società con una nota, indicando che «prende atto con favore della pronuncia del Tribunale e, al riguardo, conferma che sta procedendo all'avvio della elaborazione del piano concordatario nella prospettiva di assicurare la continuità aziendale».

Ai tre commissari, si legge nel decreto del Tribunale, spetteranno vari compiti specifici di fronte alle modalità, ancora «non chiarite», con cui operare «la ristrutturazione del debito complessivo». E alla luce sia di varie «istanze di fallimento» pendenti nonché della «straordinaria entità e complessità anche quantitativa degli elementi attivi e passivi coinvolti» e dell'«elevato numero di partecipazioni».

In particolare i tre commissari dovranno «vigilare sulle attività compiute dalla debitrice», «esaminare le relazioni periodiche» che Cmc è tenuta a fare avere al Tribunale;
«consultare e acquisire copia di tutta la documentazione contabile», compresa quella dei cantieri in corso; fornire il «proprio parere su istanze o autorizzazioni» chieste da Cmc; e infine «organizzare eventuali procedure competitive» per «l'alienazione di uno o più asset». In questo caso, «ogni gara sarà disposta con decreto del Tribunale».

I DUE DIPENDENTI LIBERATI
"Solo quando si è alzato in volo l'aereo dal Kuwait ho capito che era finita. Sono orgoglioso di essere italiano, perché in queste situazioni quando c'è bisogno d'aiuto noi italiani, dal ministro degli esteri in giù, siamo imbattibili". Nonostante la stanchezza è incontenibile la gioia di Andrea Urcioli, cesenate, dipendente della ditta Cmc al quale era stato imposto, insieme a un collega portoghese Riccardo Pinela, il divieto di lasciare il Kuwait a causa di una controversia societaria. Per 11 giorni Urcioli è rimasto chiuso nel suo appartamento, poi questa notte la Farnesina ha annunciato lo sblocco della situazione e i due hanno lasciato il paese arabo.
"Dopo uno scalo ad Istanbul sono arrivato a Bologna alle 10.20 e ad accogliermi c'erano tutti i miei amici. In realtà saremmo dovuti partire questa mattina, con calma, verso le otto, ma i subappaltatori stavano cercando altre accuse per trattenerci e così la nostra ambasciata e il ministero c'ha fatto salire sul primo volo disponibile".
Urcioli dice di non aver avuto paura, ma lo stress è stato enorme. "Se uno non ha fatto niente, come noi, prima o poi la verità viene a galla. Ci hanno usato come ostaggi, privato della libertà, ma ero certo che tutto si sarebbe risolto".
I due dipendenti della Cmc erano accusati di aver danneggiato e poi rubato un macchinario. "Per colpa di un'accusa incredibile hanno fatto soffrire me e i miei familiari. La polizia ci ha prelevato subito dopo che avevamo pagato gli stipendi per conto di Cmc e siamo stati portati nel loro distretto. Qui i subappaltatori ci hanno accusato, in accordo con la polizia locale, parlavano solo in arabo, ma per fortuna il nostro interprete ha tradotto tutto".

Una brutta storia, che ora Urcioli vuole lasciarsi alle spalle, non prima però di aver fatto valere le proprie ragioni. "Ora mi riposo, per un po' niente paesi arabi, ma appena è
possibile con i miei legali passeremo al contrattacco denunciando per calunnia tutti i subappaltatori". (Ansa)

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