Appalti

Crisi d’impresa/5. Le società con revisori devono aumentare da 15 a 140mila, almeno 60mila alert all’anno

di Federica Micardi e Giovanni Negri

Banca d’Italia e Consiglio nazionale dei commercialisti mettono in guardia da due aspetti delicati della riforma in arrivo sulle crisi di impresa: il boom prevedibile delle imprese che dovranno nominare organi di controllo interno (sindaci o revisori), che secondo Bankitalia passeranno da 15mila ad almeno 140mila; e quello della valanga di alert che potrebbero arrivare ai nuovi Organismi (Ocri) da creare presso le CdC, che potrebbero non trovare abbastanza esperti in grado di gestirli (previsti 60mila alert all’anno, a fronte di 5-10mila commercialisti esperti della materia).

IL NODO DEGLI ORGANI DI CONTROLLO INTERNO (di Giovanni Negri)
Sono 140.000 le srl che, sulla base delle nuove regole in arrivo, dovranno adottare il sindaco o il revisore. Un netto cambio di stagione rispetto alle 15.000 attuali. È questa la stima fatta da Banca d'Italia. Che comunque ritiene questo dato sottostimato, visto che si riferisce alle sole società di cui sono disponibili i bilanci.
A produrre l'effetto sono i nuovi parametri messi a punto dallo schema di decreto legislativo di riforma della disciplina della crisi d'impresa in discussione davanti alle commissioni parlamentari.
Un cambiamento significativo che è frutto di un altro cambiamento, quello delle soglie sia economiche sia di dipendenti che danno luogo al nuovo obbligo. Il totale dell'attivo dello stato patrimoniale scende infatti da 4 milioni e 400mila euro a 2 milioni; i ricavi da 8 milioni e 800mila a 2 milioni; il numero di dipendenti da 50 a 10. Evidente il nuovo scenario che viene a delinearsi e che condurrà le 140.000 società a responsabilità limitata a dovere ingaggiare un professionista.
Ma l'abbassamento ha una sua logica nella visione del legislatore. Perché il significativo aumento delle società di capitali tenute al controllo interno, nella forma del sindaco o del revisore, deve essere letto nel contesto di una maggiore responsabilizzazione degli amministratori e, di riflesso, dei loro controllori nell'individuare per tempo i segnali di crisi aziendali nella prospettiva di scongiurare insolvenze conclamate con chiusura dell'impresa e azzeramento dei posti di lavoro.
Sono infatti i sindaci e i revisori a dovere essere protagonisti delle segnalazioni di criticità, quando l'imprenditore non si sia attivato autonomamente. E nei loro confronti è anche prevista, a fare contrappeso, una forma di responsabilità specifica.
Gli indici di criticità dovranno essere messi a punto, tenuto conto di alcune indicazioni del decreto, da parte del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. E a seconda degli indicatori che concretamente saranno adottati a cambiare sarà il numero di quelle 180.000 società (numero complessivo che tiene conto anche delle spa) che concretamente verranno a essere oggetto di segnalazione (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
L'altro canale per dare concretezza alle misure di allerta è costituito dale segnalazioni che arriveranno dai creditori pubblici, in particolare Inps e amministrazione finanziaria, insieme agli agenti della riscossione. Rispetto a questo canale, la stima fatta dal ministero della Giustizia è che arriveranno circa 15.000 segnalazioni all'anno.
A doverle gestire saranno gli organismi di composizione della crisi, che saranno costituiti o sono già stati costituiti presso ogni camera di commercio, per ora solo nell'ambito della crisi da sovraindebitamento del consumatore o del piccolo imprenditore sotto le soglie di fallibilità.
A venire istituito è un circuito alternativo alla giurisdizione classica e antecedente rispetto all'apertura di una procedura concorsuale che comunque ne potrà rappresentare uno sbocco. E tuttavia, nel caso di ripetuta inerzia dell'imprenditore, a chiudere il cerchio ci sarà la segnalazione al pubblico ministero che in quel caso sarà a chiamato a intervenire nell'ambito della sua funzione civilistica aprendo, se lo riterrà, la procedura di liquidazione.

LA VALANG A DEGLI ALERT, L’AUDIZIONE DEI COMMERCIALISTI (di Federica Micardi)
Per i commercialisti le procedure di allerta per prevenire le crisi d'impresa possono essere un utile strumento, sono però necessarie alcune correzione per scongiurare effetti distorsivi.
In particolare i commercialisti consigliano fortemente un avvio graduale sia per evitare un sovraccarico di attività sui professionisti che hanno le competenze necessarie a fare questo tipo di valutazioni (stimati tra i 5mila e i 10mila), sia per consentire il diffondersi di una cultura dell'allerta che attualmente è assente. Un passaggio necessario per favorire il formarsi di casi ed esperienze e ridurre i rischi di “falsi positivi” che rischiano di avere ripercussioni importanti sulle aziende classificate erroneamente “in crisi”.
Il Consiglio nazionale dei commercialisti ieri è stato sentito in audizione presso la Commissione Giustizia della Camera che martedì 11 dovrà dare il proprio parere sullo schema di decreto legislativo sul Codice della crisi di impresa e dell'insolvenza.

«La valutazione tecnica dei commercialisti sulle misure di allerta – si legge nel documento presentato dal Cndcec - è sostanzialmente favorevole». In particolare i professionisti apprezzano: il loro coinvolgimento per l'individuazione degli indici di allerta, il fatto che uno dei membri del collegio nominato dall'Organismo di composizione della crisi (Ocri) sia designato avendo sentito il debitore, l'attenzione posta per contrastare i falsi segnali positivi e la possibilità riconosciuta all'impresa di sostituire ex ante gli indici individuati dal Cndcec, se ritenuti non pertinenti, con altri indici certificati idonei da un professionista indipendente.

Le parti da modificare, secondo il Cndcec, sono tre.

La prima è una riscrittura dell'articolo 13 nella parte di cui precisa le finalità degli indicatori di crisi. In particolare dove è scritto: «…appositi indici che diano evidenza della sostenibilità dei debiti» chiedono di aggiungere un “non” prima di sostenibilità; e dove è scritto “delle prospettive di continuità aziendale” chiedono di farlo diventare «della mancanza di prospettive di continuità aziendale». Con questo correzioni il testo diventerebbe: «Costituiscono indicatori di crisi gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, … rilevabili attraverso appositi indici che diano evidenza della non sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi e della mancanza di prospettive di continuità aziendale per l'esercizio in corso …».

La seconda riguarda il rischio di falsi positivi soprattutto per le aziende che presentano il bilancio semplificato , un rischio che oltre a mettere in difficoltà imprese sane andrebbe a minare la credibilità dello strumento. Un rischio che per i commercialisti si potrebbe evitare eliminando la frase «Sono indicatori significativi, a questi fini, il rapporto tra flusso di cassa e attivo, tra patrimonio netto e passivo, tra oneri finanziari e ricavi» o, in alternativa sostituendola con la seguente: «Sono indici significativi, a questi fini, quelli che confrontano l'indebitamento finanziario con i flussi di cassa che l'impresa è in grado di generare e i mezzi propri con i mezzi terzi».

La terza modifica proposta è quella di escludere dagli alert le aziende piccole, e cioè con un fatturato inferiore ai 5 milioni, perché la maggiore incidenza delle imprese con indici anomali si ha proprio nelle imprese sotto i 5-10 milioni di euro di fatturato.

Senza limiti di fatturato la Banca d'Italia ha stimato che le società di capitali interessate dalle nuove norme sono 180mila, e le segnalazioni potrebbero arrivare ad essere 47mila, a cui vanno aggiunte quelle dei creditori pubblici qualificati, altre 15mila. Se, invece, si pone il tetto del fatturato a 5 milioni le società di capitali interessate scenderebbero a 55mila.

La proposta dei commercialisti è quindi quella di differire «di ulteriori 18 mesi, rispetto ai 18 della vacatio legis attualmente prevista, l'entrata in vigore della disciplina delle segnalazioni all'Ocri per le piccole imprese il cui fatturato non eccede i 5 milioni di euro. Contemporaneamente verrebbe differito per esse l'obbligo di istituzione del collegio sindacale di 12 mesi dalla pubblicazione del decreto».

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