Appalti

Centro Italia, a più di due anni dal sisma manca all’appello l’89% delle richieste di ricostruzione privata

di M.Fr.

Sono 1.563 i cantieri della ricostruzione privata in Centro Italia finora aperti, su 6.435 pratiche di richiesta di contributo ricevute dagli sportelli degli uffici speciali sul territorio delle quattro regioni. Quest’ultimo numero è a sua volta pari all’11% circa dei 59.652 edifici con danni di tipo lieve o di tipo grave “identificati” dagli uffici speciali per la ricostruzione. Numero che a sua volta rappresenta una quota del più ampio numero di 79.955 edifici censiti attraverso le prime schede Aedes o le più recenti schede di tipo “speditivo”. Sono i principali numero emersi nel corso della presentazione, il primo dicembre scorso a Camerino, della ricerca realizzata dal Centro studi degli ingegneri a dalla Rete delle professioni tecniche sul quadro della ricostruzione a oltre due anni dal sisma che ha colpito il Centro Italia.

La ricerca contiene anche una indagine condotta attraverso le migliaia di professionisti tecnici impegnati nella progettazione degli interventi della ricostruzione privata. Al di là dei numeri, i tecnici confermano che l’attività marcia a rilento. La causa principale sono i tempi necessari a gestire le pratiche. Servono in media nove mesi per concludere una richiesta di delocalizzazione e circa un anno per la ricostruzione di un edificio privato (con danni lievi o gravi).
Uno degli ostacoli viene indicato nella procedura telematica di caricamento dei dati, cioè il Mude, il sistema messo a punto dalla Regione Piemonte e poi scelto per gestire l’attività urbanistico-edilizia nel cratere. Per l’85% dei tecnici intervistati il Mude funziona male. Il 47% del campione ritiene inefficace la modalità di immagazzinamento dei dati sulla piattaforma e il 46% lamenta una interfaccia della piattaforma poco intuitiva. Il tempo medio per caricare i dati è indicato in 20 giorni.

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