Appalti

Riforma appalti/3. Ance: niente massimo ribasso sotto i 5,5 milioni. «Riparametrare» il reato di abuso d’ufficio

di Mauro Salerno

«Riparametrare il reato d’abuso d’ufficio». È una delle proposte avanzate dall’Associazione nazionale costruttori (Ance)nel corso di un audizione sulla riforma degli appalti davanti alla Commissione Lavori pubblici del Senato. «Se il Paese è bloccato - ha detto Edoardo Bianchi, vicepresidente dell’associazione con delega ai lavori pubblici - è anche perchè per un amministratore o un funzionare oggi è più facile non firmare che mandare avanti un progetto. Il reato d’abuso d’ufficio, è uno di quei reati contestati molto di frequente a monte, ma poi non così frequentemente confermato a valle. Per questo pensiamo che vada riparametrato, anche se non cancellato». Altra richiesta per «permettere alla Pa di agire» è quella di riformare il ruolo del Cipe nell’approvazione dei progetti. «Tra un passaggio e un altro abbiamo calcolato che possono passare più di tre anni e mezzo».

Sulle modifiche al codice l’Ance ha ribadito la richiesta di poter contare da subito su un provvedimento ponte, con 4-5 modifiche dall’impatto immediato per far ripartire gli investimenti e poi una riforma complessiva «e profonda» del Dlgs 50/2016. Una linea che il Governo sembra peraltro aver sposato con le correzioni al codice inserite nel Dl semplificazioni e il Ddl deleghe che prevede anche il mandato al Governo per una riforma più complessiva da portare avanti entro un anno. «In 10 anni il settore ha perso il 47% degli investimenti - ha detto Bianchi - il calo degli ultimi due anni è imputabile alle difficoltà di applicazione del nuovo codice».

Tra i punti da correggere Bianchi ha citato i vincoli sul subappalto, l’offerta economicamente più vantaggiosa ma soprattutto il massimo ribasso, «che deve essere espunto dal nuovo codice» almeno per le opere fino a 5,5 milioni (soglia europea per i lavori) per le opere che non rivestono interesse transfrontaliero . La proposta dell’Ance in questa direzione è quella di applicare il criterio dell’esclusione automatica delle offerte anomale, sorteggiando solo dopo la presentazione delle offerte il criterio di calcolo delle medie economiche (metodo antiturbativa). Tra gli altri vari punti su cui intervenire, secondo l'Ance, inoltre, «è necessario eliminare la possibilità di far partecipare alle gare imprese fallite o in concordato in continuità», dal momento che «la partecipazione alle gare di imprese fallite o in concordato in continuità costituisce un fenomeno distorsivo del mercato, che penalizza le imprese sane».

«Purtroppo - ha sottolineato Bianchi - ai tempi ha cominciato lo Stato ha dare il cattivo esempio creando una bad company per Alitalia. Ora ci provano tutti. Le imprese saltano, fanno una bad company e dopo due anni ce le ritroviamo sul mercato senza il fardello dei debiti. È facile fare l’imprenditore scaricando ogni cinque anni il contatore dei debiti»

Ultimo punto l’abolizione dello split payment. Con in subordine l’estensione del meccanismo del «reverse charge» anche per i fornitori e non solo per i subappaltatori, in modo da rendere l’Iva neutra per i costruttori che acquistano i materiali per eseguire i lavori. «Con lo split payment un costruttore esegue lavori per 100 e si vede pagare 78 perché la Pa trattiene l’Iva- ha concluso Bianchi -. A valle però succede che l’impresa deve pagare l’Iva per gli acquisti sui materiali e può compensare l’Iva non ricevuta a monte solo con i subappaltatori grazie al meccanismo del reverse charge». Per questo l’Ance propone di «abrogare lo split payment o, comunque, rendere l'Iva una partita contabilmente neutra prevedendo, per le imprese soggette a monte allo split payment, l'applicazione del reverse charge a valle anche sulle forniture».

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